Page 14 - Puntillo_Clemente
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Dopo esser caduto nelle mani della Banca Commerciale Italiana, l’Impero dei Florio si afflosciò
            su sé stesso e implose.
            Orazio  Cancila  riporta  nel  suo  interessante  volume  un  aforisma  statunitense  a  proposito  di
            famiglie di immigrati “che iniziarono in maniche di camicia, e nel corso di tre generazioni si
            ritrovarono in maniche di camicia”.
            Liberata la storia dei Florio dalle agiografie e luoghi comuni, essa può offrire un valido esempio
            di ciò che si può fare e come si deve fare.
            Sapranno le giovani generazioni trarre vantaggiose considerazioni dallo studio di questa gloriosa
            famiglia nata alle falde di Aspromonte, vissuta negli agi di mezza Europa e ridiscesa in una
            modesta ma sempre più che decorosa conduzione domestica al sole della riviera ligure?

            6.- “Baby Boy”

                                                         Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1891, Ignazio
                                                         Florio  (1869-1957)  divenne,  come  cennato,  il
                                                         capitano d’industria più importante e potente della
                                                         Sicilia,  e  a  lui  toccò  la  gestione  di  un  immenso
                                                         gruppo  industriale    formato  da  manifatture
                                                         siderurgiche e tessili e chimiche, partecipazioni in
                                                         banche, attività strategiche come i cantieri navali, e
                                                         attività commerciali su svariate merceologie, e poi:
                                                         industrie  dell’alimentazione  fra  le  quali  tonnare,
                                                         saline,  vigneti,  e  il  polo  centrale,  il  polmone
                                                         finanziario  che  tutto  muoveva:  la  maggioranza
                                                         partecipativa nella “Società di Navigazione Italiana”,
                                                         al top delle grandi flotte di navigazione d'Europa.

                                                         Nella prima gioventù, il giovane Florio girò l’intera
                                                         Europa e si formò una cultura e una sensibilità da
                                                         adulto navigato; conosceva bene le maggiori lingue
                                                         fra  le  quali  l’inglese,  parlato  con  assoluta
                                                         disinvoltura.
                                                         Prese  dunque  in  mano  il  patrimonio  del  gruppo
                                                         industriale paterno e ne potenziò la composizione
            Ignazio Florio jr. (Baby Boy) insieme allo zio Vincenzo.   sconvolgendo,  lo  abbiamo  già  annotato,  la
            Vincenzo non ebbe figli e su Baby Boy riversò un amore   conduzione “bottegaia” ma in effetti raffinatamente
            più che filiale
                                                         commerciale, dei suoi avi.
            A  inizio  del  Novecento  si  formò  la  società  anglo-siciliana  per  lo  zolfo  e  il  Consorzio  agrario
            siciliano. Molto sensibile all’arte, la musica e l’archeologia, diede vita alla Ceramica Florio e fu
            più  che  presente  al  lancio  del  Teatro  Massimo  di  Palermo,  un  vero  gioiello  architettonico,
            divenendone il principale impresario. Ma tutto passa (immeritatamente) in secondo piano di
            fronte alla bella impresa della costruzione di Villa Igiea all'Acquasanta, un capolavoro del liberty
            che offriva il meglio dell’arte allora in voga in una costruzione dominante ove il villeggiante, Re
            e Imperatori compresi, davvero ebbe l’impressione di stare in paradiso. E poi la fondazione del
            giornale L'Ora di Palermo, col compito di diffondere ovunque in Europa le istanze della Sicilia
            imprenditoriale (e la competizione con gli industriali del Nord sarà durissima e purtroppo alla
            fine perdente), una Sicilia da fare divenire un tassello importante nell’Europa in sviluppo, e fare
            divenire Palermo il cuore pulsante di questa nuova realtà meridionale. Se i Gruppi d’Investimento
            internazionali  si  fossero convinti della fattibilità  di  un grande progetto-Sicilia, l’Isola  sarebbe
            davvero  decollata.  Ma  anche  la  rivendicazione  per  una  migliore  condizione  delle  classi  più
            svantaggiate  come  notato.  In  questa  direzione  mosse  l’iniziativa  della  grande  Esposizione

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