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Da Santa Caterina alla Colombaia di Giuseppe Romano

non aggravare la situazione.
"Voglio il Procuratore della Repubblica, un avvocato e un giornalista, altrimenti… il giudice non esce vivo da qui" gridò
Oliva minaccioso, premendo il coltello sulla carne fino a farne uscire qualche goccia di sangue. A questo punto
nessuno ebbe più dubbi sulle reali intenzioni del detenuto. Il giudice dopo un primo attimo di smarrimento, riprese il
controllo di sé. Impotenti, assistevamo alla scena mentre il Comandante si dava un gran da fare al telefono e il
supercarcere veniva cinto d'assedio dai carabinieri.
"Perché lo stai facendo?" chiese calmo il giudice al detenuto; questi tenendogli sempre il coltello puntato disse: "per
rispondere alla brutale repressione di Stato diretta ad eliminare fisicamente i compagni combattenti all'interno delle
carceri gestite dal potere borghese. Questo è un atto di rappresaglia rivoluzionaria".
Oliva costrinse il giudice a scrivere un messaggio. Vincenzo Oliva aveva una buona conoscenza politica anche se si
trattava di una cultura raffazzonata, acquisita in carcere durante interminabili dialoghi con i terroristi nelle ore d'aria. Il
giudice trascriveva ciò che Oliva gli dettava. Forse si trattava di un'azione dimostrativa e una volta dato il messaggio
alla stampa come dalle condizioni che aveva imposto, tutto sarebbe finito.
Le ore passavano con una lentezza esasperante. Il nervosismo si era impadronito di noi. Il Comandante adesso ci
minacciava di denuncia: non credeva alla nostra versione dei fatti. Per lui eravamo stati negligenti o non l'avevamo
perquisito affatto il detenuto prima che entrasse nella saletta.
Nonostante il mare forza sei, arrivò il Sostituto Procuratore della Repubblica di Trapani. Il detenuto gli fece avere il
messaggio che fu dettato immediatamente all'ANSA. Improvvisamente, Oliva chiese due detenuti che facessero da
garanti alla trattativa: Peppino Pes il famoso bandito sardo e Sante Notarnicola, l'ex componente della ferocissima
banda Cavallero.
Arrivarono anche loro e immediata arrivò la richiesta di Oliva:" rilascio il magistrato se otterrò il trasferimento a
Torino, inoltre voglio precise garanzie sulla mia incolumità fisica…non voglio essere toccato dai boia di Stato…."
Naturalmente i boia eravamo noi agenti di custodia. Il Comandante inoltrò subito la richiesta al Ministero di Grazia e
Giustizia.
Alle ore 17.50 arrivò la risposta da Roma: trasferimento accordato. L'incubo era finito. Il giudice fu rilasciato. Che
uomo! E che sangue freddo! Sono sicuro che sentiremo ancora parlare di questo giovane giudice… mi disse
l'appuntato Bianco, famoso per non avere mai azzeccato una previsione.
No, quell'otto ottobre del 1976 non era stato un giorno qualsiasi: Giovanni Falcone, trentenne magistrato di
sorveglianza di Trapani, aveva ricevuto il battesimo di fuoco.
L'appuntato Bianco non visse abbastanza a lungo per sapere che una delle sue previsioni si era avverata.
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