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Da Santa Caterina alla Colombaia di Giuseppe Romano

Carabinieri e Agenti di Custodia setacciano l'isola fino a notte tarda, con torce elettriche, nella speranza di ritrovare i
tre evasi.
A tutti, comunque, appare impossibile che i tre si siano allontanati indisturbati e nella mente degli agenti affiorano
ricordi di tentativi di evasione falliti come quello dell'anno prima (1976) quando detenuti del calibro di Sante
Notarnicola, Roberto Ognibene, Augusto Viel, Horst Fantazzini e Carmelo Terranova avevano scavato un tunnel lungo
7 metri bucando la parete dei gabinetti di un'ala del carcere rimasta abbandonata.
Le indagini condotte a ritmo serrato dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Trapani dr. Gian Giacono Ciaccio
Montalto, portano all'arresto di un giovane agente di custodia: Giovanni Danzi di anni 23, nato a Vaglio (PZ), in
servizio da due mesi a Favignana. L'accusa è "procurata evasione".
Da Roma, intanto, giunge il dr. Buondonno, inviato dal Ministero di Grazia e Giustizia insiema al Generale dei
Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Si dice che l'agente Danzi sia caduto in clamorose contraddizioni e pare sia stato proprio lui ad aprire l'ultimo cancello
che da sulla strada della libertà.
Secondo una ricostruzione fantasiosa della prima ora, anche se non ufficialmente confermata, i tre sono evasi
servendosi di una corda fatta con lenzuola annodate, hanno scavalcato un primo muro di cinta e poi quello
dell'intercinta. Del loro passaggio c'è una prova: la corda che è stata ritrovata la mattina del 10 novembre nel corso di
un sopralluogo (la corda era lunga 7 metri e risultò del tutto inadeguata per scalare i 15 metri che si ergono sulla
sezione speciale, poiché le celle si trovavano ad alcuni metri sotto il livello stradale, si seppe poi che era stato un
trucco dei detenuti, farla ritrovare, per depistare le indagini n.d.r.). I tre, poi, si sarebbero confusi con alcuni operai
che stavano effettuando lavori di riadattamento della vecchia struttura.
Tutto ciò doveva essere avvenuto intorno alle ore 13.00 circa, giusto il tempo per fare il biglietto dell'aliscafo che
parte alle ore 14.00, per giungere a Trapani alle ore 14,30 ed in tempo utile per prendere l'aereo che porta a Roma
(sic!).
Ecco cosa scrissero i giornali all'indomani di questo episodio che avrà un epilogo a sorpresa; ma con la fantasia i
fuggiaschi già si trovavano a Roma e il capro espiatorio era stato trovato: l'agente Danzi, al quale, nella prima serata
di giovedì 10 novembre, in mezzo ad una ventina di carabinieri, ammanettato ed umiliato, faranno attraversare a piedi
tutto il centro di Favignana, fino ad arrivare al porto. Quindi, dopo un breve viaggio in aliscafo, viene associato alle
carceri di San Giuliano con l'accusa infamante di essersi fatto corrompere per far evadere i tre criminali.

NOTE:

1 Le disposizioni del Decreto del 4/5/1977 vennero estese anche ai penitenziari di Novara e Termini Imprese, ai quali si aggiunsero (con decreto del
21/12/1977) le carceri di Nuoro, e la "diramazione" Agrippa della Casa Reclusione di Pianosa. Il regime penitenziario applicato nelle "carceri
speciali" si caratterizzava per diverse limitazioni imposte ai detenuti che vi erano ristretti: la limitazione delle attività comuni, con l'esclusione dalla
frequentazione di scuole, biblioteche e attività di culto; l'esclusione di qualsiasi attività lavorativa diversa da quella domestica della singola sezione
ove erano ristretti. L'unico contatto tra detenuti era limitato alle ore di "passeggio", organizzate in modo da non ledere l'ordine e la sicurezza del
carcere. I colloqui con i familiari avvenivano attraverso un pannello divisorio per impedire il contatto fisico. La sorveglianza sui detenuti era intensa e
la sorveglianza esterna affidata all'Arma dei Carabinieri, organizzata in ronde che vigilavano sul perimetro esterno delle carceri.
2 Tra i tanti detenuti pericolosi che soggiornarono presso il supercarcere di Favignana ricordiamo: Renato Vallanzasca, Sante Notarnicola, Peppino
Pes, Graziano Mesina, Horst Fantazzini, Roberto Ognibene.
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