Page 66 - tonni e tonnare
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STORIE VERE DI TONNARA

            Storia di un giorno del 1965 ovvero la storia di Caterina

        C'era stata una bella «passata » di quaglie e l'annata per la verità si
presentava bene: mare e vento di maestrale e corrente di levante; i cianciola-
ri pescavano ed il pesce, dicevano, era calmo ed abbondante: una notte ave-
vano avvistato una decina di golfitani ed eravamo tutti speranzosi. La ton-
nara era stata calata il giorno di Santa Caterina, la mia festa, con mare fino
e calma di corrente: cadeva a piombo che era una meraviglia.

        Mancavano soltanto loro ma certo sarebbero venuti perché sotto il
«culo » la serpe c'era; ah, ecco, davanti il grande portone d'ingresso della
tonnara c'è un grosso masso quasi rotondo e levigato con una profonda ruga
al centro. Lo chiamano culo e dopo che Padre Giovanni, presenti tutti, dal
proprietario con i figli ed i parenti e le nostre famiglie sino all'ultimo farati-
co, aveva benedetto noi e la rete, il corpo, le barche e la «palma » ed io vi
avevo inchiodato sopra la palma benedetta tutta intrecciata che a Pasqua
m'aveva regalato Giacomino, eravamo andati in processione scherzando, con
molta speranza ma anche con molta apprensione, per vedere che c'era sotto
il culo. Se ci fosse stata una serpe come era successo da sempre quando le
annate erano state buone, l'annata ci avrebbe dato soddisfazione. E la serpe
c'era, luccicante e grossa: mio padre mi guardò complice ed io strinsi di più
la mano di Giacomino; per la festa della Madonna del Rosario la prima do-
menica d'ottobre ci saremmo finalmente sposati! Con il migliarato sarebbero
venuti i soldi per i vestiti, per la festa e qualcosa per il viaggio di nozze sino
a Palermo.

       Per il giorno di Santa Rita avevamo però pescato solo 26 pesci in una
sola mattanza. Tonni non se ne vedevano anche se la 'za Nunziatina aveva
sfumicato la tonnara bruciando sul canale di creta le foglie di ulivo e di pal-
ma e le figurine di San Cosimo e Damiano e di Sant'Apollonia.

       C'era certamente la calunnia sulla tonnara!
       Simone, becco a levante perché aveva il naso lungo e storto in punta,
convinse gli altri che come aveva fatto il padre dell'attuale rais bisognava
portare a 'nnauto Sarina detta giubox, insomma quella che riceve gli uomini
dietro il castello: a estremi mali estremi rimedi.
       Di nascosto del parrocchiano, di prima mattina, se la portarono nella
leva e lei fece là in mezzo quello che doveva fare.
       Ma la tonnara, gebbia era e gebbia restò!
       Sta passando pure la tredicina di Sant'Antonino e la sera quando si ri-
tira, il Rais posa la statuetta nella cappella senza rivolgerle una parola: mqn-
cu 'na candi/a ciaddùma. Ora siamo arrivati a 63 pesci, lunedì cominciano a
salpare un'ancora sì e un'ancora no. Per quest'anno non mi potrò sposare
ma io non intendo fare fuitina, Giacomino mi deve capire.

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