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– comparsa di geometrici triangolari microlitici, oltre a rari segmenti di cerchio e segmenti trapezoi-
dali, in sostituzione a Oriente delle forme romboidali della fase 1;
– comparsa di dorsi troncati (4,1-5,2%), anche massicci che bene si inseriscono nella fisionomia com-
plessiva dei dorsi robusti;
– comparsa di troncature microlitiche quasi ipermicrolitiche, normali e oblique;
– degressione dei grattatoi, sotto il 10%;
– scomparsa di grattatoi carenati;
– lavorazione accurata e invadente ma sviluppo dei ritocchi marginali;
– a Grotta d’Oriente sviluppo del microlitismo (17,2%) e dell’ipermicrolitismo (25,0%) con conse-
guente riduzione soprattutto delle piccole dimensioni (32,8%) e stabilità delle dimensioni medie
(25,0%). A Oriente il microlitismo appare un carattere originale in quanto non viene rilevato in
insiemi litici attendibili come cronologia e metodologia di scavo;
– laminarità alta pari a 65,6% (Oriente) che rimane grosso modo stabile rispetto alla fase 1.
I risultati preliminari dello studio tecnologico dell’industria litica di Grotta d’Oriente documentano
una sostanziale continuità con la fase 1 (Grotta delle Uccerie). Si registra lo sfruttamento di selci locali
di ottima qualità sia sotto forma di ciottoli sia di noduli e probabilmente liste, sfruttati prevalentemen-
te per la produzione di lame (anche larghe), destinate a confezionare grattatoi e raschiatoi, e lamelle
più o meno regolari per la realizzazione di strumenti a dorso. Il débitage laminare appare abbastanza
standardizzato, poco elaborato e realizzato mediante lo sfruttamento prevalente di nuclei con uno o
due piani di percussione preparati e non preparati. Anche a Grotta d’Oriente come alle Uccerie la
rarità di elementi corticati fa supporre una prima manipolazione con sgrossamento dei supporti, che
ha portato al decorticamento dei blocchi di selce prima che questi venissero introdotti nel sito.
A questa sottofase potremmo riferire forse anche le industrie di San Teodoro-liv. inferiore (Figg. 3,
4) e quella ancora inedita proveniente dal livello più antico (US 21) di un deposito indagato nell’area
antistante Grotta Racchio-Gruppo dell’Isolidda a San Vito Lo Capo (MARTINI, LO VETRO, BAGLIONI
et alii cds) 6. L’industria litica di San Teodoro si presenta problematica. Infatti alcuni parametri sem-
brano rimandare genericamente alla fase 2, vale a dire soprattutto lo sviluppo dei geometrici, in parti-
colare delle forme triangolari (circa 80% in indice ristretto all’interno dei geometrici) e dei segmenti
trapezoidali, tuttavia va registrata l’anomalia dell’estrema rarità di microliti, per i quali quale non si
può escludere una carenza di rappresentatività per le metodologie di scavo; altri parametri, invece,
sembrano indicare una tensione evolutiva verso la successiva fase 3 (denticolati con valori compresi
tra 11,0 e 20,4%; sviluppo delle PD4, incisività dei dorsi convessi, presenza di trapezi) mostrando una
singolare affinità con le industrie di Grotta dell’Acqua Fitusa. A San Teodoro si registra lo sfruttamen-
to di quarzarenite che integra la produzione basata sull’uso della selce. L’utilizzo della quarzarenite
era destinato prevalentemente alla produzione degli strumenti generici e di taglia maggiore.
Per quanto riguarda l’industria litica sopra citata di Isolidda-saggio 2, i dati preliminari a nostra
disposizione permettono di individuare alcuni caratteri tecno-tipologici principali affini a quelli di
6 Si tratta dell’industria di Isolidda-saggio 2, US 21, attualmente in studio. Il deposito archeologico in discorso, denomi-
nato Isolidda per distinguerlo dal deposito all’interno della Grotta Racchio segnalata da VAUFREY (1928), si trova ai piedi (a
circa 30 m di distanza) della falesia ospitante le cavità del gruppo dell’Isolidda, lungo il pendio sottostante le grotte. Esso è
il risultato di più fasi colluviali verificatesi probabilmente a breve distanza cronologica dal momento di deposizione primaria
ed è probabile che il deposito medesimo fosse originariamente localizzato nell’area immediatamente all’esterno delle cavità
(LO VETRO e MARTINI 2005, con l’indicazione Gruppo dell’Isolidda-Grotta Racchio). Lungo il pendio è stato aperto un son-
daggio (Isolidda-saggio 2) che ha restituito una sequenza di quattro livelli. Il materiale litico dei tagli inferiori è a stato fisico
alterato e presenta anche pseudoritocchi, comprovanti una sua giacitura secondaria, quelli dei tagli superiori si presentano a
stato fisico quasi fresco o poco alterato, con rari pseudoritocchi. Questa situazione non inficia la possibilità, a nostro parere,
di rilevare nella sequenza stratigrafica del deposito almeno due complessi industriali, ognuno con caratteri strutturali e tec-
no-tipologico omogenei con quelli di industrie in giacitura primaria che rappresentano punti di riferimento attendibili per
la periodizzazione dell’Epigravettiano finale siciliano.
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