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qualche caso tendenti al lenticolare (questi ultimi adatti alla messa in forma di nuclei per la scheg-
giatura laminare). Non è attestato in questa serie lo sfruttamento di ciottoli;
– scarsa percentuale di manufatti corticati interpretabile come il risultato di uno sgrossamento dei
blocchi al momento dell’approvvigionamento;
– procedure di scheggiatura ben standardizzate, finalizzate alla produzione di supporti laminari (la-
melle e lame) poco regolari e morfologicamente variabili. La scheggiatura laminare è applicata
adattandola di volta in volta alle diverse morfologie dei blocchi di materia prima secondo schemi
che tendono a limitare gli interventi di messa in forma e gestione dei nuclei;
– presenza di nuclei di concezione piramidale e nuclei prismatici ad un piano di percussione (talvolta
anche a due piani) generalmente non preparato;
– tecnica del microbulino attestata in entrambi gli orizzonti.
A questa sottofase potrebbe essere riferibile l’industria litica, in corso di studio, proveniente dal-
l’US 25 di Isolidda-saggio 2 (MARTINI, LO VETRO, BAGLIONI et alii cds). Questo insieme, pur presen-
tando una fisionomia generale simile a quella del livello sottostante US 21, mostra elementi indicativi
di una dinamica evolutiva i cui esiti sono confrontabili con i caratteri di questa sottofase soprattutto
per quanto riguarda la riduzione dei valori dei geometrici e l’accorciamento dei grattatoi. Restano
pressoché invariate le strategie di sfruttamento della materia prima e gli schemi operativi anche in
questo caso finalizzati prevalentemente alla produzione di lame e lamelle.
Fase 3
Gli insiemi di Grotta di Cala del Genovese-strato 3, taglio 5 a Levanzo e di San Teodoro-orizzonte
superiore (Figg. 7, 8) potrebbero essere considerate le industrie che esemplificano la fisionomia di
questa fase, datata a Levanzo alla fine del Tardoglaciale (Tab. 1). Nello schema cronologico tradi-
zionale l’insieme di Levanzo è sempre stato inserito alla fine della sequenza epigravettiana insieme
a San Teodoro-orizzonte superiore, in un momento che vede una degressione forte dei geometrici.
L’attribuzione di questi insiemi ad una ipotetica fase 3 all’interno di una nuova proposta di scansione
evolutiva deve al momento essere considerata ancora problematica per una serie di motivi, tra i quali
ricordiamo la probabile mancanza di una setacciatura a maglie strette durante quegli scavi e la possi-
bilità che le raccolte studiate ed edite non siano integrali 11.
Questa fase, dando validità al campione, sembra amplificare alcuni caratteri rilevati a Grotta del-
l’Acqua Fitusa, primo fra tutti il crollo dei geometrici (0,1% a San Teodoro-superiore 12, assenti a
Levanzo), l’aumento del Substrato a San Teodoro e la stabilità o il leggero sviluppo delle PD4 (I.r.
sul totale delle PD 76,1% a San Teodoro-superiore e 60,0% a Levanzo), in morfologie simili a quelle
dell’Acqua Fitusa, alle quali si uniscono pezzi di taglia eccezionale (Fig. 8 nn. 9, 10). Le industrie di
San Teodoro-orizzonte superiore e di Levanzo da un lato mantengono alcuni parametri importanti
rispetto ad Acqua Fitusa (sviluppo dei grattatoi corti e dei denticolati, aumento delle dimensioni com-
plessive) dall’altro come elemento innovativo presentano una degressione fortissima degli strumenti
a dorso e, a Levanzo, lo sviluppo dei bulini semplici, poco elaborati e di fattura non sempre accurata,
anche nucleiformi. In estrema sintesi, possiamo dire che si annuncia a San Teodoro-orizzonte supe-
riore un aspetto regressivo che viene esemplificato dai seguenti caratteri:
– alti valori del Substrato;
– sviluppo della denticolazione;
– posizione decisamente di secondo rango degli Erti differenziati;
11 Sembra che materiali non studiati possano essere presso il Museo Archeologico “A. Salinas” di Palermo e in altri depositi
presso enti siciliani e del continente.
12 L’unico geometrico Gm 1 di San Teodoro ha una morfologia che evidenzia una tendenza alla PD4 convessa (Fig. 8 n. 11).
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