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prima precedentemente alla loro introduzione nel sito. Come è emerso dal recente studio su un lotto
di reperti dell’Acqua Fitusa, la messa in forma e la gestione dei nuclei, finalizzate prevalentemente alla
scheggiatura laminare, si attuavano mediante schemi operativi poco elaborati che non prevedevano
importanti investimenti in termini di tempo e energia; tale approccio, che pare privilegiare più la
quantità che la qualità dei prodotti, sembra ravvisabile anche in altri siti della sequenza epigravettiana
dell’isola. I supporti laminari, dalla morfologia più o meno regolare, sono rappresentati sia da lame,
anche piuttosto larghe, che da lamelle; essi erano destinati soprattutto alla realizzazione di grattatoi
(lame), strumenti a dorso (lame e lamelle) e geometrici (lame e lamelle).

   Nel panorama noto alcuni insiemi restano problematici in merito alla possibilità di inserimento
nella sequenza proposta.

   Alcuni di essi mostrano caratteri strutturali e stilistici che richiamano quelli della fase 1:
   – Fontana Nuova di Ragusa. Considerata sino ad oggi l’unica attestazione aurignaziana sull’isola
(LAPLACE 1964b e 1966; GIOIA 1984-1987; CHILARDI et alii 1996; CHILARDI 2004), sia pure con forti
riserve da parte di alcuni Autori (PALMA DI CESNOLA 1993; MARTINI 1997), ne proponiamo una di-
versa interpretazione sulla base delle strettissime affinità riscontrate con l’insieme epigravettiano di
Grotta delle Uccerie. Tralasciando le condizioni di rinvenimento dell’industria di Fontana Nuova, e
quindi la reale possibilità che non sia un complesso integrale, il campione disponibile possiede quegli
stessi caratteri che abbiamo appena elencato per la fase 1 e che Patrizia Gioia, già nel primo di una
serie di contributi dedicati a Fontana Nuova, ha puntualmente descritto (GIOIA 1984-1987; CHILAR-
DI et alii 1996; CHILARDI 2004). In verità mancano nell’industria in discorso gli elementi canonici
dell’Aurignaziano italiano, compresi quelli presenti nel Sud della penisola, sia a livello strutturale sia
stilistico. Riguardo a quest’ultimo aspetto alcuni caratteri considerati aurignacoidi (pochi grattatoi
carenati, lame a margini poco sinuosi) in verità rientrano tra i parametri significativi di questo stadio
epigravettiano (fase 1), soprattutto la presenza di grattatoi subcarenati o appena carenati, la laminarità
accentuata, la lavorazione profonda e invadente di alcuni gruppi (grattatoi, punte, lame, troncature),
i margini appena sinuosi delle lame. Sicuramente ha influito nella definizione tradizionale l’input
lanciato da Georges Laplace che aveva visto a Fontana Nuova un Auriganziano evoluto a carattere re-
gressivo. Le riserve a suo tempo avanzate trovano ora alimento nel contesto stratigraficamente sicuro
delle Uccerie;
   – Riparo Cafici nella valle di Terrana (Caltagirone, Catania). L’industria è stata raccolta in super-
ficie ma i materiali sembrano provenienti verosimilmente soprattutto da uno strato individuato in
una sequenza stratigrafica in posto. Fabrizio Nicoletti (NICOLETTI 1999), pubblicando un insieme
che comprende 228 manufatti ritoccati, lo inquadra nella fase avanzata che nello schema tradizio-
nale comprende anche San Teodoro e Levanzo-strato 3 con scarsa o nulla presenza di geometrici.
Alla luce di quanto rilevato a Grotta delle Uccerie, anche questo insieme, pur con la riserva dovuta
alle modalità di rinvenimento, trova alcune analogie con la fase 1 da noi proposta nell’incidenza dei
grattatoi e nel loro stile generale, comprese le forme carenate, nelle dimensioni piccole dei dorsi che
sono tendenzialmente piatti, nella presenza di pochi geometrici trapezoidali (dall’iconografia sembre-
rebbero non uno ma forse due o tre), nella scarsità dei dorsi troncati, nell’alta laminarità. Farebbero
difetto a Riparo Cafici la lavorazione periferica delle lame, le quali nella fase 1 sono soprattutto a ri-
tocco profondo, e la forte incidenza dei denticolati (31% ca.) che rimandano alla sottofase 2b, con la
quale sarebbe congrua anche la presenza di rari trapezi. Va segnalata la presenza di alcuni manufatti
(ad esempio un dorso e troncatura a dorso convesso segnalato come grattatoio microlitico) che per
affinità con altri del Riparo della Sperlinga di San Basilio potrebbero anche essere olocenici; ciò non
contrasterebbe con la stratigrafia segnalata per la quale il Nicoletti indica la possibilità di più livelli di
frequentazione;
   – Pedagaggi-Serra Paradiso (Siracusa). Si tratta di un Riparo contenente uno strato che ha restituito
diverse migliaia di manufatti (DI GERONIMO et alii 1981-1992), recuperati da uno strato di cm 50 di

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