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– Grotta di Cala del Genovese a Levanzo, strato 2-taglio 4. Vanno mantenuti forti dubbi sulla rappre-
sentatività di questo insieme, che è associato anche a resti faunistici di animali domestici (VIGLIARDI
1982; CASSOLI TAGLIACOZZO 1982). Pur con questa riserva di inquinamento, l’industria sembra indi-
care una accentuazione dei caratteri regressivi della fase più recente.
Ambiente, risorse ed economia
(A.C. Colonese, O. De Curtis, Z. Di Giuseppe, E. Locatelli, D. Lo Vetro, F. Martini, B. Sala)
Il quadro paleoclimatico e paleoambientale durante il Tardoglaciale in Sicilia appare caratterizza-
to da una marcata instabilità. A scala regionale i record marini evidenziano l’alternarsi di fasi calde,
attribuite agli interstadiali Bölling e Alleröd, a brevi episodi freddi, riconosciuti negli stadiali Older
Dryas e IACP. Alla chiusura del Tardoglaciale si rileva un significativo abbassamento delle temperatu-
re riconosciuto nello stadiale Younger Dryas (SPROVIERI et alii 2003). Dal punto di vista vegetazionale
il Tardoglaciale si manifesta nella sequenza lacustre del Lago di Pergusa (Enna) con una vegetazione
aperta e prevalentemente steppica. L’inizio dell’Olocene si contraddistingue per l’aumento della vege-
tazione arborea associato alla diminuzione delle graminacee (SADORI e NARCISI 2001).
Durante il Tardoglaciale le zone costiere subiscono notevoli trasformazioni di ordine geomorfo-
logico ed ecologico a causa del progressivo innalzamento del livello del mare. In questa fase ampi
tratti della piattaforma continentale, oggi sommersi, dovevano estendersi di fronte alle attuali zone
costiere. I dati batimetrici rilevano una risalita del livello del mare, dell’ordine di circa 40 m, durante
il Tardoglaciale nelle coste del basso versante tirrenico della penisola italiana. All’inizio dell’Olocene
le linee di costa stanziavano comunque al di sotto dei 50 m rispetto al livello attuale del mare (ULZEGA
1993-1994; ANTONIOLI et alii 2002; LAMBECK et alii 2004). Un esempio del rilevante cambiamento
geomorfologico ed ecologico si può cogliere nella odierna costa nord-occidentale, dove le isole Egadi,
con l’eccezione di Marettimo, erano collegate tra loro e alla Sicilia (Fig. 1).
L’innalzamento del livello del mare è inoltre responsabile della comparsa e scomparsa di ambienti
umidi retrolitoranei che potevano ospitare ricche biocenosi. Questo aspetto è meglio documentato
dalle evidenze archeologiche (COLONESE 2006 cds-a) e geomorfologiche nel Trapanese e nell’arcipe-
lago delle Egadi (AGNESI et alii 1993). D’altra parte è possibile che durante questa fase la funzione
del mare come filtro selettivo al passaggio delle faune possa essere venuta meno, come proverebbero i
resti di specie continentali il cui arrivo sull’isola potrebbe essersi verificato grazie alla presenza di col-
legamenti, anche se non permanenti, tra le coste siciliane e calabresi (MARTINI e ULZEGA 1989-1990;
ULZEGA 1993-1994). La ricostruzione ambientale di siti insulari del Mediterraneo deve tenere conto
del fatto che le numerose oscillazioni climatiche verificatesi durante il Quaternario, hanno determi-
nato situazioni paleogeografiche molto diverse, che hanno condizionato significativamente la compo-
sizione e la struttura delle biocenosi. Nel caso della Sicilia e delle sue isole minori gli eventi climatici
hanno determinato fasi d’isolamento, anche prolungate, alternate a ripetute fasi di connessione tra
le isole o tra queste e la penisola italiana. Il grado d’isolamento geografico e la sua durata nel tempo
hanno influito sulla possibilità di dispersione delle specie provenienti da altre aree e, quindi, sulla
biodiversità dell’isola nel tempo.
Le comunità a mammiferi che popolano le isole del Mediterraneo sono, in genere, caratterizzate da
una generale tendenza all’oligotipia, in pratica da un ridotto numero di taxa (PETRUSO 2002). Fattori
che influenzano la ricchezza specifica di una comunità insulare sono da ricollegare all’area dell’isola, alla
sua distanza dalla terraferma, alla capacità di dispersione attiva o passiva degli animali e alla presenza di
barriere filtranti, che possono favorire o impedire l’ingresso di alcune specie. Il basso numero di specie
delle faune insulari è tuttavia compensato spesso dalla presenza di numerosi endemismi. Le particolari
condizioni ambientali che si verificano in areali geografici ristretti ed isolati possono determinare con il
tempo l’evoluzione di forme endemiche caratterizzate da caratteri morfologici modificati.
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