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piccola taglia, cacciato probabilmente anche per il valore della sua pelliccia. Gli insettivori sono rap-
presentati da una sola specie, il riccio europeo (Erinaceus europaeus). La specie meglio rappresentata è
il cervo (Cervus elaphus) con il 63,0% delle presenze; tra gli erbivori in secondo rango compare l’asino
selvatico (Equus hydruntinus) con 8,4%, seguito da uro (Bos primigenius) con il 5,4%; il cinghiale (Sus
scrofa) è presente in maniera sporadica con un valore molto basso pari a 1,2%. Ben rappresentati sono
la volpe (Vulpes vulpes) e il riccio (Erinaceus europaeus) entrambi con una presenza pari a 6,6%. Una
tartaruga di tipo lacustre (Emys orbicularis) raggiunge il valore di 5,4%.

   I reperti faunistici di Grotta d’Oriente si presentano molto frammentati a causa dei numerosi pro-
cessi pre e post-deposizionali a cui le ossa sono state sottoposte. L’attività di macellazione è testimo-
niata dalla presenza, su alcuni reperti, di tracce lasciate da manufatti litici e dalla presenza di punti
d’impatto, sulle diafisi delle ossa lunghe, causati dalla fratturazione intenzionale delle ossa. Tra tutte
le indagini effettuate sul campione, limitate dal numero complessivo di reperti determinabili, quella
che ha restituito i risultati maggiori è il riconoscimento dell’età di morte degli animali abbattuti. Nello
strato 7 tra i reperti ossei del cervo sono state riconosciute diverse classi d’età: giovani, subadulti e
senili. Almeno un individuo giovane è indicato dalla presenza di diverse ossa lunghe con le epifisi non
ancora saldate e dalla presenza di denti decidui. Tre individui adulti sono indicati dalla presenza di
tre canini superiori destri. Uno o più individui subadulti sono ben rappresentati sia da denti singoli
che da sequenze dentarie; poco rappresentati sono invece gli individui senili attestati solo da alcuni
premolari che potrebbero appartenere allo stesso individuo. Per l’asino selvatico si sono riconosciuti
due individui (due secondi molari inferiori sinistri), anche per la volpe sono stati riconosciuti due
individui (due mandibole destre), per le altre specie si calcola la presenza di almeno un individuo.

   Le specie riconosciute nelle due grotte di Favignana (Grotte delle Uccerie e d’Oriente) testimonia-
no un’economia basata principalmente sulla caccia ai grandi erbivori, soprattutto al cervo e all’asino
selvatico. Di minore importanza nell’economia delle comunità che hanno frequentato le due grotte
sembra essere il cinghiale, presente con soli due reperti a Grotta d’Oriente e con sei reperti a Grotta
delle Uccerie.

   Nella maggior parte dei giacimenti epigravettiani dell’isola la principale fonte di sussistenza sem-
bra essere costituita dalla caccia al cervo, infatti questa specie rappresenta largamente più della metà
dell’insiemi ossei accumulati dai cacciatori-raccoglitori (Grotta d’Oriente, Grotta di Cala Genovesi,
San Teodoro, Fontana Nuova di Ragusa 16). Solo in pochissimi giacimenti siciliani il cervo è secondo
all’asino selvatico (Tab. 5) che in alcuni giacimenti coevi è completamente assente o presente solo con
qualche reperto, come alla Grotta di San Teodoro (VIGLIARDI 1968). A Grotta delle Uccerie l’asino
ha una percentuale maggiore rispetto al cervo, ma lo studio dei reperti è solo all’inizio e le presenze
percentuali delle specie potrebbero essere soggette a variazioni. Un altro giacimento dove l’asino ha
presenze leggermente maggiori a quelle del cervo è il Riparo di Pedagaggi in provincia di Siracusa
(GLIOZZI e KOTSAKIS 1986). Di quest’ultimo giacimento sono stati pubblicati i risultati dello studio
faunistico relativo ad un campione veramente esiguo, di conseguenza le stime sulle presenze delle
specie devono essere prese con cautela.

   L’asino selvatico (Equus hydruntinus) fa la sua comparsa in Europa nel Pleistocene medio-superio-
re, in Italia è stato trovato in numerosi giacimenti soprattutto dell’Italia adriatica. In Sicilia tale specie
è diffusa in molti giacimenti del Paleolitico superiore (STEHLIN e GRAZIOSI 1935; MALATESTA 1957) e
sembra essere estinto nel Mesolitico.

   L’uro (Bos primigenius) insieme al cinghiale (Sus scrofa), presente sull’isola dal III stadio faunisti-
co delle mammalofaune siciliane (Stadio di Maccagnone, KOTSAKIS 1979), sono sempre presenti nei
giacimenti dell’Epigravettiano finale della Sicilia. Queste due specie sembrano rivestire ruoli diversi
nell’economia delle comunità epigravettiane siciliane a seconda del sito di ritrovamento. Probabil-
mente tale diversità è da mettere in relazione agli ambienti in cui le grotte sono localizzate o alle

16 Per l’attribuzione culturale di questo sito all’Epigravettiano finale e non all’Aurignaziano si rimanda al paragrafo sui
complessi industriali (vedi supra).

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