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corso di studio) sono documentate lungo tutta la sequenza stratigrafica, dall’Epigravettiano finale al
Neolitico. La raccolta di molluschi ai fini alimentari appare comunque evidente solamente a partire
dall’occupazione mesolitica. Presumibilmente durante l’occupazione epigravettiana la distanza dal
mare non favoriva il trasporto nella grotta di una grande quantità di molluschi e pesci per il loro con-
sumo. Secondo recenti studi (LAMBECK et alii 2004), durante l’occupazione epigravettiana di Grotta
d’Oriente il livello del mare si situerebbe tra circa 89-83 m al di sotto di quello attuale. Ciò ha conse-
guito l’esposizione di ampie fasce di piattaforma continentale, comportando, presumibilmente, una
distanza considerevole tra la grotta e la linea di costa. È possibile, quindi, che il consumo delle risorse
marine avvenisse prevalentemente in giacimenti prossimi alla costa, attualmente sommersi.

   Le paleosuperfici epigravettiane della Grotta d’Oriente ospitano una considerevole quantità di
taxa e di individui di molluschi marini e paralici non eduli, di dimensioni particolarmente ridotte e
spesso fluitati e/o frammentati. Tra questi la specie maggiormente rappresentata è Pirenella conica,
un piccolo gasteropode (12-23 mm) tipico degli ecosistemi lagunari retrolitoranei caratterizzati da
frequenti escursioni di temperatura e salinità. Sono inoltre ben documentati specie di ambienti co-
stieri a substrato melmoso con acque calme e specie riconducibili alla biocenosi delle alghe fotofile
e della prateria a Posidonia oceanica (es. Bittium sp., Cerithium sp., Alvania sp. Turritella sp., Rissoa
sp.) (PÉRÈS e PICARD 1964). Associazioni con caratteristiche tasonomiche simili sono documentate in
alcuni giacimenti del Paleolitico superiore del bacino mediterraneo, in livelli antropici dove la raccolta
di molluschi a scopo alimentare non è attestata (STINER 1999; COLONESE e WILKENS 2004; MARTINI
et alii 2005). Ciononostante la natura di queste “microconchiglie” in depositi di età preistorica pone
non indifferenti problemi di interpretazione. Esse potrebbero essere il risultato dell’introduzione di
piante marine (es. Posidonia oceanica e Zostera sp.) nella grotta da parte dell’uomo per essere utilizzate
come giacigli, come combustibile o per la produzione di manufatti (es. corde, reti, ceste) (CONNOLLY
et alii 1995; VELLANOWETH 2003). Non va tuttavia esclusa la possibilità di un introduzione naturale
da parte di uccelli nidificanti.

   L’abbondante presenza di Pirenella conica nei livelli epigravettiani è significativa poiché indica l’esi-
stenza di ambienti lagunari retrolitoranei nelle prossimità della grotta. La progressiva diminuzione di
queste associazioni a partire dai livelli mesolitici, e la scomparsa nei livelli neolitici, potrebbe essere
imputata all’arretramento o all’estinzione di tali ecosistemi in corrispondenza dell’innalzamento del
livello del mare.

Fig. 10. Grotta delle Uccerie: percentuali dei molluschi marini rinvenuti nei livelli epigravettiani 4A (NMI = 56), 4B (NMI = 18),
4C (NMI = 17), 4D (NMI = 23) e 4E (NMI = 11)

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