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Degni di nota sono i molluschi acquidulcicoli attestati esclusivamente nei livelli epigravettiani di
Grotta d’Oriente. Essi indicherebbero l’esistenza di ambienti lotici (corsi d’acqua) e lentici (specchi
d’acqua) presenti nel territorio oggi sommerso che collegava l’attuale isola di Favignana con le attuali
coste della Sicilia occidentale (Tab. 6). Non va tuttavia esclusa la possibilità di gusci raccolti spiaggiati
insieme a materiali vegetali e provenienti da altre realtà ambientali.
Molluschi acquidulcicoli
Taxa 7B 7C 7D 7E
Lymnaea sp. 11
Lymnaea cf. (Stagnicola) corvus (GMELIN, 1791) 1
Lymnaea cf. (Stagnicola) palustris (MÜLLER, 1774) 1
Lymnaea (Galba) truncatula (MÜLLER, 1774) 1 11
Totale NMI 2131
Tab. 6. Grotta d’Oriente: molluschi acquidulcicoli dai livelli epigravettiani
I micromammiferi
(O. De Curtis, E. Locatelli, B. Sala)
Lo studio dei micromammiferi delle isole pone aspetti di rilevante interesse in termini evolutivi,
biogeografici e biocronologici che hanno determinato una cospicua produzione di studi in questi set-
tori. Pochi fino ad oggi sono invece gli studi sui cambiamenti ambientali e climatici avvenuti durante
il Pleistocene e l’Olocene mediante i reperti faunistici. La ragione sta nel fatto che l’elevato grado di
endemismo e la bassa ricchezza specifica determinata dalle barriere geografiche, spesso hanno limitato
il valore delle faune come indicatori ambientali e quindi il loro corretto utilizzo per le ricostruzioni
paleoambientali (BONFIGLIO et alii 1999).
È necessario perciò sottolineare che le faune delle isole del Mediterraneo, come la Sicilia, duran-
te il Quaternario non sono state influenzate tanto dal clima, quanto dall’evoluzione paleogeografica
dell’area, fattore che ha determinato gli eventi di dispersione nelle isole (MASINI com. pers.). Il nu-
mero di specie che arrivano in un’area geograficamente ristretta ed isolata, è strettamente correlato al
verificarsi delle connessioni con la terraferma e/o di ponti filtranti che hanno permesso l’ingresso di
alcune specie piuttosto che di altre. La nicchia ecologica che ciascuna specie realizza dopo il suo ar-
rivo in un’isola, può essere diversa da quella realizzata in ambiente continentale, in virtù dei fattori di
competizione che possono verificarsi a seconda della comunità determinata dagli eventi di dispersione
nell’isola. È evidente, quindi, che la ricostruzione ambientale effettuata nei siti insulari mediante le
evidenze biologiche, deve tenere conto del fatto che i reperti fossili di un giacimento insulare possono
essere poco rappresentativi di un determinato ambiente e quindi non riflettere una precisa situazione
climatica. La presenza di un bosco, per esempio, potrebbe difficilmente essere registrata se nell’isola
non sono arrivate specie tipicamente boschive e se nel ristretto areale geografico, le altre specie pre-
senti, indicatrici di ambienti aperti, in assenza di competizione, hanno ampliato la loro nicchia ecolo-
gica diffondendosi anche nelle aree forestate.
Dal punto di vista biocronologico le faune a micromammiferi rinvenute in Sicilia nel corso del
Pleistocene superiore rientrano nell’ambito del Complesso Faunistico di Castello (BONFIGLIO et alii
2002). I dati sulla fauna a micromammiferi relativi al passaggio Pleistocene superiore-Olocene in Sici-
lia sono forniti da alcuni giacimenti tra cui Riparo Castello a Palermo (KOTSAKIS 1979; BONFIGLIO et
alii 1997), Cavità di K22 (DI MAGGIO et alii 1999) e Grotta dell’Uzzo (PETRUSO 2002; TAGLIACOZZO
1993) entrambi a San Vito lo Capo (Trapani), Grotta del Genovese a Levanzo (Trapani) (CASSOLI e
TAGLIACOZZO 1982) e Grotta d’Oriente a Favignana (Trapani) (MARTINI, LO VETRO, COLONESE et
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