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La grotta rimane un ambiente privilegiato, anche se non mancano impianti abitativi in ripari sotto
roccia più o meno profondi. Le strutture e le sottostrutture all’interno dei siti sono poche. Quelle
funzionali comprendono quasi esclusivamente focolari, mai di grande impegno; non si hanno in let-
teratura informazioni su diverse tipologie strutturali. Quelle rituali rimandano alla pratica funeraria e
lo spazio di grotta unisce la dimensione quotidiana a quella del rito funebre e della memoria dei de-
funti. Non va dimenticato l’uso della grotta stessa come struttura rituale, come luogo privilegiato per
le manifestazioni figurative connesse a pannelli (Addaura) o a intere pareti (Grotta di Cala Genovese
a Levanzo) che, all’interno dello spazio più o meno chiuso e oscuro, non potevano non rimandare
a pratiche simboliche. In merito alle cosiddette strutture latenti vanno citati alcuni dati ricavati da
Colonese nel suo studio dei livelli relativi all’Epigravettiano finale di Grotta d’Oriente; qui è stata
raccolta nei nostri scavi del 2005 un’abbondante quantità di taxa di molluschi marini di piccolissime
dimensioni non destinati all’uso alimentare. Si presume che questi venissero introdotti nella grotta
accidentalmente all’interno di accumuli di Posidonia raccolta spiaggiata e utilizzata, presumibilmente,
come giaciglio oppure come combustibile per i focolari o ancora per la fabbricazione di manufatti ve-
getali (corde?). Nella penisola italiana, queste associazioni sono documentate sia nell’Epigravettiano
evoluto (Grotta della Serratura in Campania) (COLONESE e WILKENS 2005; MARTINI et alii 2005) sia
nel Gravettiano (Riparo Mochi in Liguria) (STINER 1999), in particolare all’interno di contesti dove
la raccolta di molluschi a scopo alimentare non è documentata. In sintesi, la loro distribuzione su
superfici limitate potrebbe indicare la presenza di aree di riposo oppure di zone di accumulo di una
particolare materia prima, anche se non si può escludere la possibilità che l’ingresso di questi mollu-
schi sia in parte imputabile alla frequentazione della grotta da parte di uccelli nidificanti.

La documentazione figurativa
(F. Martini)

   La produzione figurativa della Sicilia comprende alcune delle manifestazioni parietali più signifi-
cative dell’area mediterranea italiana e una serie di oggetti di arte mobiliare utili per una definizione
cronologica e culturale del fenomeno visuale. I dati spesso incompleti di cronologia relativa e assoluta
non sono tuttavia proporzionali all’importanza delle evidenze 21.

   Nell’arte parietale si possono distinguere le seguenti tendenze iconografiche:
   – Segni lineari paralleli, convergenti o intersecantisi. Si tratta di un repertorio che ha un’ampia diffu-
sione su tutta la penisola (Liguria, Calabria, Puglia) e che in Sicilia ha la massima diffusione. Siti di rife-
rimento sono Grotte dell’Addaura, Racchio, della Za Minica (Fig. 15 nn. 1, 2) e altre numerose cavità.
La grafica è uniforme nella sua semplicità, variano le dimensioni dei segni lineari, la loro profondità, la
disposizione (isolati, a gruppi), l’andamento (rettilineo o sinuoso). All’Addaura, al Riparo del Romito
in Calabria e nella Grotta del Caviglione in Liguria si ha un raccordo stratigrafico che li data al Paleo-
litico superiore; a Grotta dell’Addaura un deposito con molluschi (“mesolitico”?) aveva ricoperto le
incisioni dandoci un termine ante quem. In questo sito del Palermitano i segni lineari rappresentano la
fase più antica di intervento sulla roccia, in quanto sono sottoposte ad altri cicli di esecuzione. Per un
inquadramento complessivo di questo tema iconografico non possiamo prescindere dai diversi con-
testi sopra citati. Al Riparo del Romito alcuni sono preesistenti alla maestosa figura dell’uro, mentre
al Caviglione segni lineari sono attraversati dal profilo del cavallo di stile franco-cantabrico e inoltre
segni lineari erano ricoperti, prima dello scavo del Rivière, dal deposito paleolitico. Altre volte i segni
si sovrappongono alla figura zoomorfa: è il caso dello stesso cavallo del Caviglione e del cervo di Za
Minica. Ciò dimostra la contemporaneità dello stile naturalistico e delle incisioni lineari.

21 Per una bibliografia sulle evidenze figurative siciliane si rimanda a GRAZIOSI 1954, 1962 e 1973; MANNINO 1962; MARTINI
1992 e 2005; MEZZENA 1976; PALMA DI CESNOLA 1993; SEGRE NALDINI 1992; VIGLIARDI 1991 e 1997; TUSA 2003, anche per
la bibliografia di riferimento.

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