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Le pratiche funerarie
(D. Lo Vetro, F. Martini)

   Le evidenze funerarie tardoglaciali in Sicilia sono rappresentate dalle inumazioni della Grotta di
San Teodoro e della piccola Grotta d’Oriente sull’isola di Favignana. Il quadro comportamentale
e ideologico di questo rituale è stato ben messo in evidenza da Arturo Palma di Cesnola nella sua
sintesi del 1993 sul Paleolitico superiore italiano e, in seguito, in altri lavori (PALMA DI CESNOLA
2002-2003; 2006). A queste sintesi, che non richiedono al momento integrazioni, rimandiamo, citan-
do solo i caratteri principali del rito funerario con alcune osservazioni aggiuntive dovute a recenti
acquisizioni.

   Le sepolture segnalate sono cinque alla Grotta di San Teodoro (AIMAR e GIACOBINI 1989, CORREN-
TI 1967, FABBRI 1993, GRAZIOSI 1943 e 1947, MAVIGLIA 1940, PARDINI 1975, SINEO et alii 2002) (Fig.
17 n. 2) e due a Grotta d’Oriente, una recuperata da Mannino negli anni Settanta, denominata Orien-
te A 26 (MANNINO 1972 e 2002) e un’altra, oggetto di scavo regolare nel 2005, denominata Oriente
C (Fig. 17 n. 1), datata attorno a 12.000 anni BP (LO VETRO e MARTINI 2006, MARTINI, LO VETRO,
COLONESE et alii cds) 27.

   In merito alla pratica di inumazione rileviamo come evidenza comportamentale pressoché unica
quella della deposizione primaria monosoma in fossa, con la probabile eccezione di San Teodoro 5 in
deposizione secondaria.

   La fossa, stando alla documentazione disponibile molto lacunosa, è del tipo poco profondo, sembra
fare eccezione Oriente A deposto in una cavità profonda. La posizione del cadavere è in maggioranza
supina, talora il decubito è laterale disteso (San Teodoro 1). Una particolare analogia si rileva tra la
sepoltura San Teodoro 4 e Romito 8, in Calabria, in merito all’arto superiore sinistro disteso al di sotto
dell’osso iliaco; tale posizione può essere messa in relazione non necessariamente ad un codice fune-
rario ma anche ad una casuale caduta del braccio stesso sotto i glutei mentre il defunto veniva calato
nella fossa 28. Da non trascurare è la posizione in San Teodoro 3 di una mano nei pressi del mento,
posizione che potrebbe rimandare, secondo l’interpretazione di Palma di Cesnola, ad un probabile
codice deposizionale che vede gli arti superiori, e le mani in particolare, protesi verso la bocca, in un
atteggiamento che può anche far pensare ad una assunzione simbolica di cibo. Detto codice, tuttavia,
come segnala Palma di Cesnola, è più frequente in Italia nelle sepolture del Paleolitico superiore sino
all’Epigravettiano antico.

   Sovente il cadavere è stato ricoperto da pietrame, sia con una disposizione ordinata di blocchi a co-
pertura della fossa (Oriente A) sia con alcuni blocchi emergenti a guisa di segnacolo (Oriente C) 29.

   Tutte le inumazioni siciliane si sono rivelate prive o con scarsissimo corredo. Per le evidenze di
San Teodoro non vi è menzione di corredo ma la provenienza di questi complessi funerari da scavi
degli anni Trenta e Quaranta, anche non sistematici, induce ad una certa prudenza sul dato. Fanno
eccezione San Teodoro 1, a cui sono relazionati 12 denti di cervo forati (manca la precisa indicazione
tafonomica), e Oriente A, la quale, secondo la segnalazione di Mannino, possedeva una collana con

26 Il Mannino ha rinvenuto due inumazioni, Oriente A e Oriente B. Per quanto riguarda la prima l’A. non indica esplici-
tamente la fase culturale di escavazione della fossa, tuttavia sulla base della sua documentazione edita e delle risultanze dei
nostri nuovi scavi, tale inumazione può essere riferita senza dubbio all’Epigravettiano finale. Maggiori riserve esistono per
Oriente B, che potrebbe più verosimilmente essere in relazione al deposito mesolitico che sigilla gli orizzonti tardoglaciali.
Per un’analisi di dettaglio del problema si veda LO VETRO e MARTINI in MARTINI 2006.
27 Oltre alla bibliografia citata nel testo si tengano presenti ALCIATI et alii 2005; BECKER 2000; BIGAZZI et alii 2001; GIACO-
BINI 2006; MUSSI 1986; ORBAN 1988.
28 Lo stesso si segnala alla Caverna delle Arene Candide (PALMA DI CESNOLA 1993) e nelle sepolture mesolitiche di Grotta
dell’Uzzo (PIPERNO 1976-1977; PIPERNO e TUSA 1976; PIPERNO et alii 1980).
29 Mancano gli accatastamenti di blocchi, in modo più o meno ordinato, riscontrati nelle sepolture coeve calabresi di Romito
7 e Romito 8 (MARTINI 2002 e 2006).

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