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noto, due posizioni parimenti attendibili, una legata alle condizioni ambientali per cui l’incremento
del rito funerario è in rapporto all’aumento demografico dovuto alle migliori condizioni climatiche
del Tardoglaciale, l’altra, più squisitamente culturale, per cui il seppellimento dei defunti diviene più
generalizzato. Le due possibilità potrebbero anche essere consequenziali tra loro.

Conclusioni
(A. C. Colonese, O. De Curtis, Z. Di Giuseppe, E. Locatelli, D. Lo Vetro, F. Martini, B. Sala)

   Lo studio pluridisciplinare dell’Epigravettiano finale della Sicilia porta alla definizione di uno sta-
dio culturale che si è diffuso su tutta l’isola a partire da circa 13.200 anni orsono, in cronologia non
calibrata.

   A livello di strategie insediative è documentata l’occupazione di ambienti diversi, sia in siti che sono
attualmente costieri ma che anche nel corso del Tardoglaciale erano situati a breve distanza dal mare,
sia in siti interni, in ambienti collinari, lungo valli fluviali interne in collegamento col mare.

   A livello di strategie di sussistenza la caccia ai grandi erbivori risulta essere la principale fonte
economica. Complessivamente il cervo e, minoritario, l’asino selvatico, rappresentano le specie mag-
giormente cacciate durante l’Epigravettiano finale. A partire da questo momento alcuni giacimenti
restituiscono, seppur modestamente, diverse evidenze dello sfruttamento delle risorse costiere indi-
cate dalla raccolta di molluschi marini, dalla presunta raccolta di piante acquatiche e dalla pesca. Ciò
indica, in sostanza, una cresciuta capacità di integrazione con l’ambiente, riflessa dall’adozione di un
più ampio spettro di risorse disponibili. L’analisi delle associazioni faunistiche (micromammiferi, ma-
cromammiferi e malacofauna) contribuisce alla comprensione delle trasformazioni ambientali nel cor-
so del Tardoglaciale in Sicilia. I record evidenziano un clima prevalentemente arido con la presenza di
ampie zone aperte con una vegetazione di tipo steppico, alternate ad aree con una ridotta copertura
arborea. Nelle zone costiere i molluschi mettono in evidenza la presenza di ambienti lotici e lentici
retrolitoranei durante alcune fasi del Tardoglaciale. Il progressivo innalzamento del livello del mare
ha avuto un ruolo significativo nella formazione di questi ecosistemi e nella reperibilità delle risorse
costiere all’interno dell’economia di sussistenza delle comunità epigravettiane.

   Lo studio tipologico delle industrie litiche mette in evidenza una fisionomia evolutiva che è pos-
sibile scandire in tre macrofasi (la seconda a sua volta articolata in due sottofasi) durante le quali si
possono cogliere dinamiche strutturali e stilistiche che coinvolgono alcune famiglie e gruppi tipolo-
gici principali (grattatoi, Erti differenziati e, al loro interno, alcune tipologie di strumenti a dorso e
di geometrici, Substrato), la presenza di manufatti specializzati, il loro assetto dimensionale. Dando
fede ai pochi dati disponibili sulla tecnologia litica, le strategie operative appaiono, nelle tre macrofasi,
sostanzialmente omogenee in tutti gli insiemi siciliani.

   Nello stadio dell’Epigravettiano finale corrispondente ad Alleröd, in un arco di tempo compreso
tra 12.000 e 11.000 circa BP, pur con le riserve dovute agli scarsi dati di cronologia assoluta, potrebbe-
ro collocarsi, nel campo delle manifestazioni figurative, lo stile naturalistico, fluido e maturo della vi-
vace ed espressiva iconografia zoomorfa di Levanzo e anche della iconografia narrativa con un solido
progetto formale alle spalle (si veda la scena di esecuzione capitale di Grotta dell’Addaura) e la prima
diffusione dei segni geometrico-lineari nell’arte mobiliare. Nel campo del rito funerario in questa fase
è attestata la ripetitività dell’inumazione nel medesimo sito, con il perpetuarsi della memoria rituale
per molti secoli e la creazione quindi di raggruppamenti di inumazioni che non permettono ancora di

data una valenza totemica (MARTINI 2002; MARTINI 2006). Le nuove indagini hanno permesso di rilevare che tali complessi
funerari sono cronologicamente abbastanza ravvicinati ma non contemporanei e che in seno alla comunità epigravettiana
la memoria connessa al rituale si mantiene per molti secoli. Anche la Caverna delle Arene Candide in Liguria presenta una
situazione simile (PALMA DI CESNOLA 1993, anche per la bibliografia di riferimento).

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