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parlare di piccole necropoli ma che attestano forse un uso più generalizzato del rito funerario. Nello
stadio finale, per quanto riguarda le manifestazioni figurative, si documenta lo stile naturalistico irrigi-
dito e probabilmente si registra l’arrivo in Sicilia del modello iconografico aziliano su ciottoletti, così
come nel basso versante tirrenico.

   Questa sintesi sull’Epigravettiano finale della Sicilia conferma e sottolinea a livello culturale quel
fenomeno di regionalità che altri Autori, a cominciare da Laplace nel 1964, hanno sottolineato in più
occasioni. La Sicilia costituisce una zona che rientra nell’area di espansione del modello epigravet-
tiano diffuso nella omonima provincia che ingloba l’Europa mediterranea, dal confine occidentale
in Provenza al confine orientale balcanico sino al mar Nero. I caratteri fondamentali epigravettiani,
che inglobano non solo quelli della produzione litica ma anche le manifestazioni figurative e il rituale
funerario, mantengono una loro fisionomia specifica, anche se in molte aree assumono sfumature
o tendenze originali con valenza locale. Nella penisola italiana riscontriamo un po’ ovunque alcuni
parametri tecno-tipologici la cui diffusione è imputabile al vettore epigravettiano. Citiamo, a titolo
esemplificativo, la produzione di manufatti specializzati (ad esempio grattatoi corti in diverse varianti,
grattatoi circolari, punte a dorso bilaterali) la quale si accompagna ad altre tendenze riscontrabili
su ampie aree europee, quali ad esempio la generale riduzione dimensionale, un certo scadimento
tecnico, soprattutto nei bulini, l’aumento della convessità dei dorsi. Nelle figurazioni parietali e mo-
biliari sono attestati sia uno stile naturalistico sobrio e maturo, sia la grafica schematica, sia quella
geometrico-lineare, sia il naturalismo irrigidito nelle rappresentazioni zoomorfe, sia segni essenziali
probabilmente simbolici. Infine nella cultura del morire si standardizzano pratiche sobrie, nelle quali
l’intervento di toilette funeraria o le offerte al defunto sono assenti o estremamente ridotti. Se da un
lato l’Epigravettiano finale si connota in diversi “saperi locali”, soprattutto se prendiamo l’indicatore
litico come parametro diagnostico, dall’altro esso appare contemporaneamente ricettivo a stimoli sia
industriali sia simbolici sia rituali la cui diffusione si registra a diverse latitudini, in un sistema di “sa-
pere globale”. Pare infatti improbabile imputare semplicemente a fenomeni di convergenza le affinità
stilistiche nella figurazione parietale e mobiliare, i canoni funerari sobri, essenziali e sempre più sim-
bolici, la diffusione di strumenti (ad esempio gli strumenti a dorso) sebbene essi vengano rielaborati
localmente nelle morfologie e nella manifattura complessiva. In questo senso dobbiamo ammettere
che una struttura culturale omogenea ha veicolato tendenze tecnologiche, strutture ideologiche e al-
fabeti iconografici, nonostante le diversità paleoambientali del Tardoglaciale e alcune differenziazioni
ecologiche responsabili forse di aspetti fortemente regionalizzati. Tale struttura omogenea rimane
riconoscibile anche quando trova esiti regionali ed elaborazioni locali talora assai specifiche. È il caso
della Sicilia, dove soprattutto nelle produzioni litiche troviamo diversi accenti spiccatamente originali,
ad esempio nella manifattura di grandi punte a dorso convesso e molto convesso e nella scarsa micro-
litizzazione, che non hanno confronti in nessun coevo ambito europeo. L’apparente isolamento dal
contesto continentale, ipotizzabile se enfatizziamo il valore di questa variabile tecnologica o se la unia-
mo, nel campo della raffigurazione parietale, ad alcune espressioni uniche (per esempio, lo stile della
famosa scena dell’Addaura), sembrerebbe però attenuato da alcuni collegamenti ad una ideologia più
cosmopolita, che coinvolge le regioni settentrionali italiane e anche alcune d’Oltralpe. Possono essere
indicativi in tal senso i seguenti parametri: la diffusione di alcuni linguaggi iconografici (stile irrigidito,
segni lineari a fasci, probabilmente lo stile aziliano) la più volte ricordata sobrietà delle inumazioni, la
rarefazione dell’ocra nella pratica funeraria, la creazione di raggruppamenti di sepolture. Tutti questi
elementi cosmopoliti, che non vanificano le originalità locali, fanno della Sicilia la più continentale
delle isole del Mediterraneo durante l’Epigravettiano finale 32.

32 I testi a più nomi devono intendersi con uguale contributo degli Autori.

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