Page 29 - Favignana_-_land_of_bikes
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Sito    Strato  Cervus      Equus         Bos       Sus    Vulpes
                     elaphus  hydruntinus  primigenius  scrofa  vulpes
 Pedagaggi      3
  Levanzo     A-B       12         17            7       11        –
San Teodoro   C-D     62,7         8,0         15,0      1,8      3,3
San Teodoro           63,4         0,1                  27,2       –
   Oriente      7     55,6          –            –      36,9      1,3
   Uccerie      4     64,0         8,0          9,2      1,0      7,0
                      30,1        41,9          5,0      4,4      2,2
                                               20,6

Tab. 5. Numero o percentuali dei resti faunistici provenienti dagli strati dell’Epigravettiano finale di Grotta delle Uccerie,
Grotta d’Oriente, Grotta di San Teodoro, Grotta di Cala Genovesi di Levanzo, Riparo Pedagaggi

preferenze dei diversi gruppi umani. Il cinghiale a Grotta d’Oriente, Grotta delle Uccerie e a Grotta
di Cala Genovesi di Levanzo (CASSOLI e TAGLIACOZZO 1982) sembra avere un ruolo marginale nella
sussistenza, infatti le sue presenze non superano mai il 5% dei reperti; esso sembra avere invece un
ruolo abbastanza importante alla Grotta di San Teodoro dove le sue presenze si aggirano intorno al
30% (VIGLIARDI 1968).

   I reperti faunistici attribuiti all’uro delle due grotte di Favignana (Oriente e Uccerie) testimoniano
la presenza di classi d’età diverse tra gli animali abbattuti, la stima dell’età di morte ha segnalato infatti
sia la presenza di giovani che di adulti, anche in età avanzata. La presenza di più classi d’età per que-
sta specie fa supporre che ci fosse da parte dei cacciatori una abbattimento opportunistico di questi
animali. L’uro è ben rappresentato a Grotta delle Uccerie e a Grotta di Cala Genovesi di Levanzo
con percentuali che vanno dal 15% al 21% circa, mentre è presente con percentuali minime a Grotta
d’Oriente, a Pedagaggi e a San Teodoro livelli inferiori (C-D), nei livelli superiori (A-B) di quest’ultimo
giacimento è del tutto assente (Tab. 5). In tutti i giacimenti esaminati il carnivoro meglio rappresentato
è la volpe anche se le sue presenze non indicano per questa specie un ruolo importante nell’economia
dei cacciatori epigravettiani, infatti le percentuali delle sue presenze non superano mai il 7% (Tab. 5) e
inoltre sembra essere del tutto assente nei livelli superiori della Grotta di San Teodoro e a Pedagaggi.

   Anche a Grotta Giovanna e a Fontana Nuova di Ragusa i resti accumulati da parte dei gruppi
epigravettiani rispecchiano un’economia basata principalmente sulla caccia ai grandi erbivori. Nello
strato II di Grotta Giovanna (CARDINI 1971) gli Autori elencano le specie a cui appartengono i resti
faunistici senza però specificarne le loro presenze, inoltre elencano faune di tipo pleistoceniche come
Cervus elaphus, Equus hydruntinus, Bos primigenius, Sus scrofa e specie di tipo olocenico come Capra
hircus. La volpe a Grotta Giovanna è segnalata come Vulpes vulgaris a differenza degli altri siti del-
l’Epigravettiano finale dove i reperti di volpe sono attribuiti tutti alla specie Vulpes vulpes.

   Il giacimento di Fontana Nuova di Ragusa riferibile, secondo l’attribuzione culturale tradizionale
di P. Gioia all’Aurignaziano (CHILARDI et alii 1996), ha restituito 501 reperti faunistici determinabili,
di questi 464 appartengono a Cervus elaphus, 14 a Sus scrofa, 19 a Bos primigenius, 1 a Vulpes vulpes
e 3 a Testudo hermanni. Le faune di questo sito sembrano essere caratteristiche del più recente sta-
dio faunistico delle mammalofaune siciliane (stadio IV di Castello) caratterizzato dalla presenza di
specie con caratteri continentali che secondo Kotsakis (1979) arrivarono in Sicilia nella fase finale
del Tardoglaciale e che di solito sono associate all’Epigravettiano finale. Ciò confermerebbe l’ipotesi
di una cronologia più recente (Epigravettiano finale) di Fontana Nuova avanzata sulla base della
componente litica (vedi supra). Secondo Chilardi et alii (1996) l’assenza di Equus hydruntinus nel
deposito di Fontana Nuova di Ragusa potrebbe essere indicativa di un periodo più antico del Paleoli-
tico superiore, ma in realtà dobbiamo considerare che l’assenza dell’asino selvatico a Fontana Nuova
potrebbe anche essere in relazione al tipo di ambiente in cui i frequentatori del sito cacciavano. La
presenza di questo equide nella maggior parte dei giacimenti epigravettiani non può essere l’unico
elemento discriminante per un’attribuzione delle faune di Fontana Nuova ad un periodo più antico
dell’Epigravettiano. Infatti nei livelli epigravettiani della grotta di San Teodoro l’Equus hydruntinus è

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