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VIII.

                L’EPIGRAVETTIANO FINALE IN SICILIA

     Fabio Martini ∗, Domenico Lo Vetro *, André Carlo Colonese *, Ornella De Curtis ∗∗,
                       Zelia Di Giuseppe *, Elisa Locatelli **, Benedetto Sala **

Premessa (F. Martini)

   Il quadro storico-culturale dell’Epigravettiano finale siciliano attesta un popolamento umano ar-
ticolato, in diretto contatto con le dinamiche culturali peninsulari in merito alle industrie, all’arte, al
rito funerario. La documentazione archeologica comprende, allo stato attuale, una serie di contesti
“classici”: Grotta di San Teodoro in provincia di Messina (VIGLIARDI 1968, anche per la bibliografia
precedente), Grotta dell’Acqua Fitusa nell’Agrigentino (BIANCHINI e GAMBASSINI 1973; MARTINI
e SARTI 1973; CARAMIA 2005), Grotta di Cala dei Genovesi sull’isola di Levanzo (VIGLIARDI 1982,
anche per la bibliografia precedente) che sono stati utilizzati sino ad alcuni anni fa come linee gui-
da per definire la scansione evolutiva dei contesti industriali. Ad essi si sono aggiunte nell’ultimo
decennio altre evidenze: Pedagaggi (DI GERONIMO et alii 1981-1992), Passo Falcone (LO VETRO
2003; MARTINI e LO VETRO 2004), Riparo Cafici (NICOLETTI 1999), ma soprattutto un grande sal-
to qualitativo è stato dato dalle nuove acquisizioni ottenute nell’ambito del progetto POR Sicilia
2000-2006, coordinato da Sebastiano Tusa, vale a dire Grotta delle Uccerie (MARTINI, LO VETRO,
CASCIARRI et alii cds e MARTINI e LO VETRO dati inediti), Grotta d’Oriente (MARTINI, LO VETRO,
COLONESE et alii cds e MARTINI e LO VETRO dati inediti) e Grotta Racchio-Isolidda (MARTINI, LO
VETRO, BAGLIONI et alii cds e MARTINI e LO VETRO dati inediti), siti i cui studi sono attualmente in
corso e dei quali presentiamo in questa sede per la prima volta alcuni dati preliminari. Si attende
ancora l’edizione esaustiva di siti come Grotta dell’Uzzo (PIPERNO 1976-1977; PIPERNO e TUSA
1976; PIPERNO et alii 1980; TAGLIACOZZO 1993) e Grotta Giovanna (CARDINI 1971; SEGRE NALDINI
1989), indagati ormai diversi decenni orsono, che potrebbero rivelarsi importanti per la conoscen-
za del Tardoglaciale locale. A questi insiemi vogliamo aggiungere anche quello di Fontana Nuova
di Ragusa (BERNABÒ BREA 1950; LAPLACE 1964b e 1966; GIOIA 1984-1987; CHILARDI et alii 1996;
CHILARDI 2004) per la quale viene data qui una nuova interpretazione che supera quella tradizio-
nale di riferimento all’Aurignaziano. Ai dati paletnologici, certamente non omogenei in termini
qualitativi in ragione delle diverse epoche in cui sono state effettuate le ricerche, si uniscono scarsi
dati relativi all’economia e all’ambiente e dopo la breve sintesi concernente le faune proposta da Se-
gre circa venticinque anni orsono (SEGRE e VIGLIARDI 1983), alcuni recenti contributi naturalistici
(BURGIO 1997) non hanno aggiunto elementi di novità in merito alle faune, mentre le osservazioni
sulla geomorfologia e sulla paleoclimatologia hanno aggiornato significativamente il panorama delle
conoscenze, soprattutto per quanto riguarda l’evoluzione del clima e della morfologia costiera nel

* Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Scienze dell’Antichità “G. Pasquali”, Paletnologia; Museo e Istituto
Fiorentino di Preistoria, Firenze.
** Università degli Studi di Ferrara, Dipartimento di Biologia ed Evoluzione.

1 SINEO L., BIGAZZI R., D’AMORE G., TARTARELLI G., DI PATTI C., BERZERO A., CARAMELLA CRESPI V. 2002, I resti umani
nella Grotta di San Teodoro (Messina): datazione assoluta con il metodo della spettrometria gamma diretta (U/Pa), «Antropo»,
2, pp. 9-16 (www.didac.ehu.es/antropo).

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