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Il cuneo è alimentato da depositi provenienti dall’entroterra ma probabilmente anche da una
corrente di deriva litorale proveniente da sud. Estesi depositi progradanti di margine di piattaforma
sono infatti presenti verso sud sia lungo la costa siciliana che attorno al Banco Avventura
(Colantoni et al., 1985).
I profili sismici indicano che i bottomset dei cunei progradanti ricoprono una superficie di erosione
sottomarina (Fig. 10.2), probabilmente generata dall’azione di correnti di fondo lungo il canale;
mano a mano che l’accrezione frontale procede, la superficie di erosione tende a migrare verso il
nuovo asse del canale (verso ovest).
In concomitanza con l’acme glaciale (circa 18.000 anni fa) le Isole di Favignana e Levanzo erano
unite alla terraferma mentre Marettimo restava isolata, separata da un canale più stretto e meno
profondo di quello attuale (Fig. 10.1).
Con la risalita del livello del mare, i sistemi deposizionali del margine vengono abbandonati,
divenendo col tempo, depositi relitti.
In questa fase i depositi progradanti del margine vengono parzialmente smantellati ad opera di
processi erosivi dovuti a crolli (D’Angelo et al., 2004) oppure a flussi erosivi canalizzati legati alle
correnti di fondo (Fig. 10.2). La linea di costa migra nel tempo verso la sua attuale posizione
modellando col suo passaggio superfici di abrasione marina più o meno estese lungo la piattaforma
continentale (Fig. 10.2). Le evidenze morfologiche suggeriscono che durante la risalita del livello
del mare si siano formati ambienti costieri con lagune di retrospiaggia e cordoni litorali, che sono
migrate verso terra con la trasgressione ed accumuli tipo tomboli, oggi sommersi tra Levanzo e
Favignana, e tra quest’ultima e l’isola Grande (Agnesi et al., 1993). Certamente queste ipotesi
necessitano della conferma attraverso campagne oceanografiche mirate alla raccolta di campioni del
sottofondo marino. Oggi un ambiente costiero di bassa energia è quello presente nell’area dello
Stagnone, protetto dall’isola Grande.
I sedimenti che durante la risalita e il successivo stazionamento del livello del mare si sono
accumulati sulla piattaforma, sono coinvolti in strutture sedimentarie che testimoniano l’occorrenza
di flussi altamente energetici associati al moto ondoso durante le tempeste e le mareggiate più
intense. In particolare, le strutture sedimentarie ritrovate ad ovest di Marettimo indicano eventi
meteo-marini di intensità superiore a quella rilevata nelle serie storiche (Lo Iacono e Guillen, 2008).
L’altro importante ed inedito aspetto dell’idrodinamismo dell’area, questa volta non legato
direttamente al moto ondoso, è l’accelerazione subita dal flusso di acque intermedie quando
transitano all’interno del canale di Marettimo: le velocità raggiunte sono tali da generare strutture
conturitiche sia erosive che deposizionali. Queste strutture non sono presenti solo sul fondo ma
sono anche sepolte, documentando la persistenza nel tempo di tali fenomeni.

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