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100 %. I valori di sostanza organica risultano qui più elevati che nel resto dell'area, con
un massimo del 13.19 % nella stazione 12A.

      I popolamenti bentonici sono risultati nell'insieme qualitativamente e quantitati-
vamente poveri. Echinodermi, policheti e sipunculidi sono risultati i taxa più diffusi,
anche se poco diversificati a livello specifico. Crostacei, brachiopodi e celenterati sono
ben rappresentati in alcune aree circoscritte, così come i molluschi, insolitamente poco
frequenti nel resto dell'area.

      Nonostante la modesta ricchezza specifica complessiva, l'area indagata si presenta
come un articolato insieme di biotopi biodetritici e terrigeni, che si alternano lungo
gradienti batimetrici, resi talora irregolari dalla articolata topografia dei fondali. In
particolare, nel settore meridionale, corrispondente alla testata della valle sottomarina,
così come nella porzione più occidentale dell'area indagata, si osservano biotopi
francamente biodetritici, a tessitura grossolana, in relazione al notevole idrodinamismo. Il
cospicuo accumulo di bioclasti testimonia inoltre di una rilevante produzione
carbonatica. I biotopi in oggetto ospitano popolamenti caratteristici del complesso delle
biocenosi detritiche (Ebalia. ssp, Ilia nucleus, Pitar rude mediterranea, Stilocidaris
affinis); fra queste la Biocenosi del Detritico del Largo (Pérès & Picard, 1964) appare
quella meglio caratterizzata. L'elemento più rilevante è costituito dal brachiopode
Gryphus vitreus, ben rappresentato oltre i 200m di profondità. Peraltro, nella porzione
centrale dell'area esplorata, il progressivo aumento della sedimentazione fine determina
la graduale rarefazione dei biotopi biodetritici. Qui i popolamenti risultano più cospicui
che nel resto dell'arca, e sono principalmente caratterizzati dal crinoide Leptometra
phalangium. Tale specie, già considerata tipica del detritico del largo (Pérès & Picard,
1964), è stata segnalata da Bourcier & Zibrovius (1973), nella testata di canyons
sottomarini soggetti a correnti di fondo, fin'oltre i 300 m di profondità. Tale contesto
batimetrico e morfologico è analogo a quello da noi rilevato per la facies in questione,
per la quale Cattaneo (1981) sottolinea ulteriormente il significato di indicatrice di
correnti al fondo. Nell'estrema porzione settentrionale infine, i popolamenti macroben-
tonici assumono bruscamente un aspetto impoverito ed oligotipico, in quanto costituiti
quasi esclusivamente da sipunculidi.

4. CONCLUSIONI

      L'insieme dei parametri esaminati mostra come l'area in oggetto si articoli in tre
settori, che si succedono in senso latitudinale secondo una differenziazione ecologica
principalmente governata dalla stratificazione delle masse d'acqua, dall'idrodinamismo e
dalla morfobatimetria dei fondali.

      Le acque atlantiche modificate, arricchite da apporti laterali, scorrono sullo strato
del picnoclino, veicolando le risorse trofiche verso la porzione meridionale dell'area,
come testimoniato dall'intensa attività autotrofica e degradativa qui rilevata. Queste
risorse tuttavia, a motivo della netta stratificazione delle masse d'acqua, restano essen-
zialmente confinate negli strati più superficiali. Solo un modesto input organico
raggiunge il substrato del settore meridionale, fortemente destabilizzato dall'intenso
idrodinamismo, dove si rilevano comunità bentoniche povere e destrutturate.

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