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abitata in precedenza dai Punici. Presso il piccolo museo isolano si possono vedere resti di una lucerna
cristiana in argilla del V-VI sec., monete puniche e post-costantiniane, vetri bizantini policromi.
La Riserva Naturale Marina delle Isole Egadi
Il mare della Riserva Naturale Marina delle isole Egadi presenta una gran varietà di ambienti dovuti
all'influenza di numerosi e differenti fattori quali: i venti, la natura geologica dei substrati, le condizioni
idrodinamiche e la morfologia dei fondali, che ne fanno uno tra i più puliti, limpidi e ricchi di specie del
Mediterraneo. Le rocce più compatte di Levanzo e Marettimo favoriscono l'insediamento entro i 30-40 metri
di profondità della vegetazione fotofila (amante della luce) come per esempio Cystoseira sp., mentre il
substrato facilmente erodibile di Favignana fornisce un ottimo sedimento per l'insediamento e la crescita
delle angiosperme marine (Posidonia oceanica, Cymodocea sp.). La Cystoseira è un'alga bruna che abbonda
in alcune zone in prossimità della superficie e, soprattutto, in fondali con scarsa pendenza.
Nei primi metri di profondità, dove è assente la Cystoseira, sono presenti delle alghe tipiche degli
ambienti ben illuminati come Padina pavonica e Acetabularia acetabulum, con la sua caratteristica forma ad
ombrellino. Dai primi metri di profondità, ma in ambienti meno illuminati, è possibile ammirare le spugne
incrostanti, numerose colonie di antozoi come Astroides calycularis e Parazoanthus axinellae, riconoscibili,
rispettivamente, per i polipi rossi e gialli, e il falso corallo (Myriapora truncata). In questa fascia di mare
vivono numerose specie di pesci come lo scorfano (Scorpaena porcus), la donzella (Coris julis) e numerosi
altri labridi. La prateria a Posidonia oceanica occupa la maggior parte dei fondali antistanti la costa trapanese
e forma addirittura una copertura continua tra Favignana e Levanzo. Essa costituisce un vero e proprio
ecosistema, estendendosi da una profondità di 3-4 metri fino ad oltre i 25 metri, ma nel tratto di mare meno
profondo, caratterizzato da substrati duri, spesso si alterna a biocenosi fotofile di substrato duro costituendo
le aree nelle quali si rileva la maggiore varietà e diversità di organismi.
La prateria a Posidonia rappresenta un habitat idoneo per la riproduzione di numerosissime specie di
organismi che vi trovano riparo e nutrimento. Le foglie costituiscono l'alimento di alcuni animali erbivori
come il riccio (Paracentrotus lividus) e la salpa (Sarpa salpa), mentre altri organismi si nutrono di batteri e
piccole alghe che crescono sulle foglie della Posidonia. Gli organismi erbivori sono alimento per i carnivori
rappresentati da piccoli pesci quali la castagnola (Chromis chromis), lo sciarrano (Serranus scriba), il sarago
sparaglione (Diplodus annularis) e cefalopodi come la seppia (Sepia officinalis), che a loro volta sono predati
da specie più grandi quali lo scorfano (Scorpaena porcus), il sarago maggiore (Diplodus sargus) e il polpo
(Octopus vulgaris). Le foglie morte della Posidonia, cibo per gli animali detritivori come l'oloturia (Holoturia
tubulosa), vengono degradate da batteri e funghi trasformandole in sostanza organica e sali, alimento per gli
organismi filtratori quali lo spirografo (Spirographis spallanzani).
Oltre 30-40 metri di profondità, l'ambiente è semibuio e la superficie delle rocce è ricoperta da organismi
incrostanti e da coloratissime gorgonie rosse (Paramuricea clavata) e gialle (Funicella cavolinii). A queste
profondità, tra le fessure delle rocce, trovano un ambiente ideale l'aragosta (Palinurus elephas), la cernia
(Epinephelus marginatus), il Gronco (Conger conger) e la murena (Muraena helena). Le condizioni
ecologiche e le bellezze naturali, fanno dei fondali della Riserva Naturale Marina delle Isole Egadi un paradiso
per i subacquei, dove è possibile immergersi in numerosi punti con diversi livelli di difficoltà.
RISERVA NATURALE:
Secondo l’attuale assetto provvisorio è suddivisa in quattro zone:
Zona A di riserva integrale, Zona B di riserva generale, Zona C di riserva parziale, Zona D di protezione, in
ciascuna delle quali vi sono differenti possibilità di accesso e limitazioni nella fruibilità, sia per la pesca
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