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AREA MARINA PROTETTA ‘ISOLE EGADI’
Descrizione del sito
L’isola di Marettimo appartiene all’arcipelago delle Egadi insieme alle Isole di Favignana, Levanzo
ed ai piccoli scogli di Maraone e Formica. Delle tre isole, Marettimo è la più distante dalle coste
trapanesi (circa 21 miglia), separata dalla altre da un profondo canyon sottomarino che supera i 350
m di profondità.
Con i suoi 650m sopra il livello del mare, si colloca tra le più alte isole minori siciliane,
caratteristica che le conferisce un’affascinante eterogeneità d’habitat, da vero paradiso naturalistico
terrestre. A causa di una pesca su larga scala, portata avanti da più marinerie, molte delle famiglie di
pescatori locali hanno dovuto cambiare il tipo di sfruttamento delle risorse offerte dall’isola e
passare al turismo come unica alternativa economica ed alla conservazione della natura locale come
investimento a lungo termine.
Lo sfruttamento a cui l’isola (ed i suoi fondali) è stata sottoposta negli anni, ha reso gli abitanti
diffidenti e spesso in conflitto con i diversi enti che si sono alternati nella gestione di un’area
marina protetta che continua, purtroppo, a rimanere “sulla carta”. I conflitti tra le istituzioni e la
piccola pesca locale sono all’ordine del giorno ed i motivi sono sia legati a tematiche sociali sia
economiche. La costruzione di un porto adeguato ad esempio è una delle problematiche principali:
quello attuale, troppo piccolo ed inadeguato alle necessità dell’isola, pesa oltre che sulle barche
locali anche sui collegamenti con la terraferma. Gli attracchi precari e a rischio, anche con mari
poco mossi, fanno si che l’isola rimanga spesso isolata anche per diversi giorni dalle altre due e
dalla costa trapanese.
Le difficoltà incontrate durante le fasi di campionamento sono state di tipo logistico e
meteorologico. L’isola di Marettimo è caratterizzata da una diffidenza cronica degli isolani verso
tutto ciò che rappresenta Istituzioni ed Enti. Questo ha creato non pochi problemi e ritardi durante
tutto il periodo di campionamento. Ancora oggi dopo due anni trascorsi a stretto contatto con le
persone responsabili del nostro alloggio, del vitto e dell’affitto delle attrezzature, i problemi non si
possono dire risolti e troppo spesso si è costretti a scendere a compromessi che danneggiano
l’efficienza dell’unità operativa e la rapidità del campionamento.
La possibilità di operare in sicurezza a Marettimo, inoltre, dipende particolarmente dalle condizioni
meteo-marine. Per la propria morfologia costiera e per la disposizione ai venti dominanti, l’isola è
esposta al mare di tutti i quadranti: con i venti del primo e secondo quadrante può essere
impossibile uscire dal porto, mentre i venti del terzo e, soprattutto, del quarto quadrante – i più
frequenti durante il periodo estivo/autunnale – è impossibile immergersi in zona di riserva integrale
e nella maggior parte dei controlli. Spesso l’unico modo per poter portare a termine il lavoro è il
presidio dell’isola, soluzione che oltre ad un dispendio ragguardevole di tempo comporta una
notevole spesa per le giornate di stand-by che, in mancanza di accordi, vengono pagate a prezzo
pieno. In questo caso anche il nullo interessamento dell’Ente Gestore, che potrebbe intercedere per
soluzioni qualitativamente ed economicamente migliori, è particolarmente evidente.
Numerosi ed ancora irrisolti (a due anni dall’inizio delle attività) sono i problemi con la Capitaneria
di Porto di Trapani che continua a rappresentare un ostacolo burocratico allo svolgimento delle
ricerche, alla luce di una legge del 1996 che dà a questa struttura la responsabilità dei permessi di
ricerca in zona di riserva integrale. Tutto ciò mentre in zona di riserva integrale, nei giorni del
campionamento estivo, sono state contate fino a 8 reti da posta, nella totale indifferenza dei
rappresentanti della legge. Il controllo a mare è inesistente: il gommone d’appoggio alla
Delegazione di Spiaggia di Marettimo viene varato solitamente a metà giugno e viene utilizzato di
norma per brevi controlli alle imbarcazioni in transito o in sosta.
La seconda zona di riserva integrale, posta nello scoglio di Maraone, non è stata valutata perché,
dopo una serie ripetuta di immersioni condotte nel mese di giugno 2002, non si sono trovate le
condizioni idonee nelle quali disporre sia i punti di campionamento che, e soprattutto, i controlli. La