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Rivista piemontese di Storia naturale, 41, 2020: 3-22                              ISSN 1121-1423



              verso nord e quindi all’interno del Mediterra-   due a trenta metri; formata da sedimenti marini
              neo (fig. 3).                                    quaternari del Pleistocene inferiore-medio, roccia
                 Allo stato di fossile P. latus, risulta presente  quest’ultima ampiamente sfruttata nel corso dei
              nei depositi marini più recenti dell’ultimo pe-  secoli come materiale da costruzione (Grillini et
              riodo interglaciale anche nell’arcipelago di     al., 2015).
              Capo Verde (García Talavera, 1999a; Zazo et         Lungo la costa dell’isola si riconoscono molti
              al., 2010), nelle isole Canarie (Meco, 1977;     siti che presentano ancora tracce del Tirre-
              Meco & Pomel, 1985; García Talavera F.,          niano; sovente proprio soltanto tracce, perché i
              1999b; Zazo et al., 2002; 2003b). Per la sua as-  depositi riferibili a questo substadio intergla-
              senza nei depositi della costa atlantica africana  ciale, ricoprendo in continuità stratigrafica le cal-
              vengono avanzate ipotesi da Cabero et al.        careniti del Pleistocene inferiore-medio, sono stati
              (2010). Per quanto concerne il Mare Mediterra-   esposti agli agenti atmosferici e all’azione erosiva
              neo, P. latus si rinviene fossile nei depositi tirre-  delle onde, ma soprattutto, come già evidenziato
              niani presenti lungo le coste dell’intero bacino,  da Malatesta (1957), all’attività demolitoria, at-
              dalla Spagna (es: Goy et al., 2003) sino ad      tuata dall’uomo, per l’estrazione dei conci calca-
              Israele (es: Sisma Ventura et al., 2017).        renitici, impiegati in edilizia da tempo immemora-
                 Ovviamente sono molto numerosi gli studi      bile.
              relativi ai tanti affioramenti che ospitano P. latus  Nonostante ciò esistono alcuni siti dove sono
              lungo le coste italiane; a titolo d’esempio, ripor-  tuttora presenti depositi che testimoniano la serie
              tiamo i riferimenti bibliografici che seguono: Li-  sedimentaria tirreniana, come riportato in lettera-
              guria, presso il confine con la Francia (Leo-    tura da diversi autori (Malatesta, 1957; Abate et
              nardi, 1935; Vicino, 1974); Toscana (Barsotti et  al., 1992; Agnesi et al., 1993).
              al., 1974; Barsotti, 2015); Lazio (Bonadonna,       Detti depositi tirreniani sono da inquadrare
              1967; Palieri & Sposato, 1988); Calabria (Brac-  nel Sintema di Barcarello, unità geologica che
              chi et al., 2011; Nalin et al., 2012); Puglia (Dai  raggruppa depositi costieri e continentali; negli
              Pra & Stearns, 1977; Caldara, 1986); Sardegna    «sporadici depositi costieri» si riconoscono «a)
              (Ulzega & Hearty, 1986; Pascucci et al., 2010);  arenarie e sabbie fossilifere a laminazione piano-
              Sicilia (Antonioli et al., 2006, lavoro che costi-  parallela o incrociata, di spiaggia sommersa; b)
              tuisce un ottimo compendio corredato di una      conglomerati poligenici ed eterometrici arros-
              ricchissima bibliografia circa i depositi tirreniani  sati, con elementi litoclastici e in subordine bio-
              dell’isola principale e delle sue isole minori).  clastici, a scarsa (o del tutto assente) matrice ru-
                                                               ditica fine o arenitica e supporto granulare, di
                                                               ambiente di spiaggia intertidale; c) biolititi a
                        MATERIALI E METODI                     vermetidi, di mare basso; d) brecce cementate
                                                               con blocchi e ciottoli angolosi, a giacitura cao-
                 L’isola di Favignana (fig. 4) ha un’estensione  tica, con scarsa e sporadica matrice arenitica
              di 19,4 km e una linea di costa molto frastagliata  (depositi di tempesta)», secondo la definizione
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              con uno sviluppo di circa 33 km; vista dall’alto, è  fornita da Di Maggio et al. (2009).
              famosa per la sua forma a farfalla: al centro, il   Nella Legenda della Carta Geologica Isola di
              “corpo” è rappresentato dalla Montagna Grande,   Favignana. Scala 1:10000, redatta da Ventura
              una dorsale con orientamento nord-sud e punto    Bordenca et al. (2014) per il Piano Regolatore
              cacuminale nella vetta del Monte Santa Caterina  Generale del Comune di Favignana, i depositi
              a 312 m s.l.m. Questa breve dorsale è formata da  tirreniani sono indicati con la seguente dicitura:
              successioni mesozoiche di strati rocciosi di piat-  «Sintema di Barcarello: conglomerati, sabbie e
              taforma carbonatica e di piattaforma pelagica    biocalcareniti, giallo-rossastre a gasteropodi, la-
              (Unità di Monte Santa Caterina) inclinati, con   mellibranchi, echinidi e coralli (Tirreniano)».
              immersione a sud, passanti a sedimenti cenozoici    Alla sommità della serie, si osserva un sottile
              del Miocene inferiore-medio, deposti a partire   strato carbonatico, dello spessore di 1-3 cm, che
              dal Tortoniano medio (Lentini & Carbone,         esprime quella particolare facies riferibile al
              2015); ai lati, le “ali” consistono in due aree pia-  picco termico tirreniano MIS 5.5, strato di sedi-
              neggianti, quella ad ovest costituita da estesi af-  mentazione che riteniamo che, almeno a Favi-
              fioramenti calcarei (Unità di Punta Faraglione),  gnana, in accordo con Paone (2000), possa es-
              che si affiancano alla calcarenite; mentre l’area  sere considerato un vero e proprio orizzonte li-
              pianeggiante ad est, più estesa, è interamente co-  tostratigrafico. Pur essendo costituito da sabbie
              perta da calcarenite con uno spessore variabile da  e ghiaie di colore biancastro, in superficie mo-



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