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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali ...18 - GIUGNO 1996 - La protezione dell'ambiente costiero Silvano Riggio *

                                                        PARCHI
                                                        Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
                                                        NUMERO 18 - GIUGNO 1996
                                                        La protezione dell'ambiente costiero
                                                        Silvano Riggio *
                                                        Usi produttivi e improduttivi della fascia costiera
                                                        Oceanologi e biologi marini sanno bene che, a dispetto della sua apparente uniformità,
                                                        il mare è un sistema complesso, non meno differenziato ed articolato della stessa
                                                        terraferma. Nel sistema terra-mare la fascia costiera è il luogo critico, almeno dal
                                                        punto di vista della gestione delle risorse. Essa è per definizione l'interfaccia al limite
                                                        fra terra, acqua ed atmosfera ristretta a non più dell'l% dell'intera superficie oceanica,
                                                        ma nella quale si addensa oltre il 90% della vita marina: al loro confronto il 99% delle
                                                        acque più al largo sono pressoché sterili, tanto da essere un "liquido deserto".
                                                        Non ha senso parlare di protezione del mare senza considerare in primis il ruolo della
                                                        fascia costiera e la sua condizione "subordinata" rispetto all'entroterra. Il mare si
                                                        gestisce quindi proteggendo soprattutto il confine con la terra emersa e pianificando
                                                        razionalmente la distribuzione e lo sviluppo delle attività umane. Un corretto
                                                        programma di organizzazione del territorio applica le leggi cardine dell'ecologia
                                                        moderna e soprattutto realizza il principio della contiguità nel mosaico territoriale di
                                                        fasce "produttive" (soggette cioè allo sfruttamento delle risorse e perciò "inquinanti" o
                                                        nocive per l'ambiente) e di zone "improduttive" ("non inquinanti"), sottratte allo
                                                        sfruttamento e soggette a tutela. In quest'ottica i parchi marini si inseriscono come
                                                        aree di particolare biodiversità e dall'interesse paesaggistico eccezionale, da
                                                        conservare intatto, ma anche da adibire ad osservatorio privilegiato per lo studio di un
                                                        ambiente in condizioni naturali o controllate.
                                                        Tutela del mare e maricoltura
                                                        "Attività produttive" - e quindi inquinanti della fascia costiera sono: la portualità, le
                                                        industrie litoranee, la pesca, il turismo di massa e la maricoltura. Quest'ultima è forse
                                                        la più insidiosa, in quanto artatamente propagandata come "non inquinante" e
                                                        compatibile con il mantenimento di alti standard ambientali1. Obiettivo della
                                                        maricoltura (che comprende le varie forme di piscicoltura, molluschicoltura e
                                                        crostaceicoltura) è stato in tempi non lontani l'incremento delle biomasse a qualsiasi
                                                        "costo ambientale" con l'acquisizione di reddito immediato: d'altronde è giusto che sia
                                                        così (anche l'agricoltura industriale è inquinante, e purtroppo necessaria!), ma con
                                                        juicio!.
                                                        Essa si compone di un insieme di operazioni che hanno luogo a tutto discapito della
                                                        biodiversità e della conservazione dello statu quo ambientale. Se gli impianti sono
                                                        realizzati in aree costiere inadatte e condotti al di fuori di certe regole, le conseguenze
                                                        negative sono inevitabili. Le più evidenti sono: l'aumento della torbidità,
                                                        l'inquinamento delle acque e dei fondali, il guasto del paesaggio, l'abbassamento della
                                                        diversità con le inevitabili perdite economiche e l'abbassamento della qualità della vita.
                                                        Quando i gabbioni per gli allevamenti vengono impiantati presso i posidonieti, il
                                                        risultato è la distruzione di questi ultimi, con la conseguente erosione dei fondali, la
                                                        loro contaminazione, e con danni irreversibili alla pesca costiera. Altri pericoli sono
                                                        l'inquinamento genetico conseguente alla fuga di esemplari "addomesticati", e la
                                                        diffusione di parassitosi nelle popolazioni selvatiche.
                                                        Non potrebbe essere diversamente, visto che dal punto di vista termodinamico
                                                        l'acquacoltura fa parte dei processi ad entropia positiva (o entropicamente positivi),
                                                        mentre la conservazione dell'ambiente è un processo negentropico. Un accordo fra i
                                                        due opposti principi di gestione del territorio è apparentemente impossibile, ma lo
                                                        sforzo congiunto di maricoltori ed ecologi permette di abbassare i costi ambientali
                                                        sacrificando un po' dell'una e un po' (o molto) dell'altra. Esistono anche ecosistemi nei
                                                        quali l'uso moderato delle risorse non ha esiti distruttivi. Fra essi sono le lagune
                                                        costiere, le antiche risaie indocinesi, le saline, alcuni spots ai margini delle masse
                                                        continentali vivificati da fenomeni di upwelling, gli atolli dei tropici e qualche
                                                        ecosistema agricolo delle nostre regioni coltivato per secoli con tecnologie tradizionali
                                                        che andrebbero recuperate e riproposte in chiave attuale.
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