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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali ...18 - GIUGNO 1996 - La protezione dell'ambiente costiero Silvano Riggio *
andrebbe pertanto ascritta alla Sardegna e alla Corsica, e particolarmente a
quest'ultima, dove il rapporto fra l'area di entroterra e il perimetro costiero raggiunge i
valori più significativi (Riggio, 1989). Volendo portare avanti le conseguenze di tali
elucubrazioni, si può ipotizzare che, se la natura geologica delle due isole fosse
prevalentemente carbonatica e se la loro latitudine fosse più a sud, entrambi
sarebbero un eden di biodiversità!
In base ai ragionamenti seguiti, il massimo dell'eterogeneità spaziale va attribuita alle
isole poligonali fortemente intagliate: è facile individuare fra queste l'isola d'Elba, le
isole Pontine, le Tremiti, Favignana, Malta e Lampedusa. Tutte sono caratterizzate
dalla forma irregolare e dalle numerose insenature. In particolare l'Elba, Favignana e
Lampedusa hanno forma rettangolare profondamente intagliata; Malta e Lampedusa,
di natura calcarea, sono incise da profondi fiordi che ne hanno determinato l'ottima
portualità e la presumibile alta biodiversità.
Il ruolo dei substrati:
le rocce carbonatiche
La natura geologica ha una diversa valenza a seconda che si tratti dell'ambiente
sommerso o di quello di superficie. Va sottolineata la frequente non corrispondenza o
addirittura l'inversione di valori fra il bene paesaggistico della terra ferma e l'interesse
biologico dei fondali marini. Molto spesso i due parametri sono antitetici, e il loro
contrasto può indurre errori grossolani di valutazione: a paesaggi costieri dotati di
grande valore estetico (e dalla biodiversità elevata) spesso corrispondono fondali
instabili di scarso o nullo interesse (dalla biodiversità bassa), e viceversa (vedi ad
esempio: la costa tirrenica compresa fra Cefalù e Capo Milazzo, gran parte delle coste
della Calabria tirrenica, eccetera). Le rocce carbonatiche - dolomie, calcari e calcareniti
- sono certamente le più idonee ad ospitare comunità bentoniche ad elevata diversità.
Scendendo nel particolare, i substrati dei siti ad alta diversità, vocati alla creazione di
un parco marino, sono caratterizzati da substrati rocciosi che offrono maggiori
probabilità di fissazione e sopravvivenza alle disseminule meroplanctoniche. Il loro
attacco ha luogo in funzione della "rugosità" delle superfici, come dimostrano i risultati
di prove sperimentali e i numerosi studi sul fouling. In tal senso le rocce carbonatiche,
soprattutto le calcareniti, le dolomie e i calcari, sono le più ricche di asperità e
microfessure. Inoltre i substrati carbonatici, alcalini, sono facilmente corrosi dalle
secrezioni acide degli organismi fossori ed il labirinto di tubi e gallerie scavato al loro
interno permette lo sviluppo di ricche "infaune" o "faune endolitiche" come quelle
dominate dai datteri di mare, dalle foladi, dalle spugne corrodenti come le Cliona, dai
fiscosomi, eccetera. Non va trascurato neanche il rilascio dal substrato di ioni alcalini,
che facilitano la crescita delle biocostruzioni. Un esempio di questa capacità sono le
piattaforme a vermeti delle coste della Sicilia nord-occidentale e le formazioni
analoghe del sud della Spagna e di Israele'2. Ottime conferme sperimentali sono date
dagli spesso vituperati studi sul fouling e sulle barriere artificiali.
All'esuberanza degli insediamenti bentonici fa contrasto la nudità e l'asperità delle
emergenze carbonatiche di superficie, che si protendono sul mare per lo più prive o
quasi di vegetazione. Con l'accentuazione geometrica dei profili ripidi e delle linee rette
dell'erosione essi danno luogo a paesaggi aspri, fortemente coinvolgenti sul piano
emotivo, che tuttavia nella parte sommersa sono autentici scrigni di biodiversità.
L'aridità dei carbonati è un fattore selettivo potente nei confronti delle piante terrestri,
che si adattano alle condizioni microambientali più difficili attraverso l'evoluzione di
genotipi specializzati: molti sono "endemismi" caratterizzati dalla distribuzione
puntiforme e costituiscono pertanto motivazioni primarie per l'istituzione delle riserve
terrestri.
Per i motivi suddetti tutte le emergenze carbonatiche sono potenzialmente degne di
protezione, tanto in superficie quanto nelle parti sommerse, e sono in ogni caso luoghi
di immenso valore paesaggistico. Sia l'intagliatura geometrica delle rocce e il carsismo
che la trasparenza del mare, riflessa dal colore chiaro delle sabbie, creano un
atteggiamento di attrazione verso il mare, che non si ritrova con substrati vulcanici o
granitici, e che in parte spiega i costumi marinari di tante popolazioni meridionali. Vale
la pena di ricordare che i biotopi più rappresentativi della natura mediterranea e
dell'arte classica sono proprio su substrati carbonatici: Cala Gonone, l'isola di Capri, la
penisola sorrentina, Capo Palinuro, Siracusa, Eraclea Minoa, l'acropoli di Atene,
eccetera.
E' difficile associare l'idea di armonia delle forme e di splendore dei colori a contesti
naturali che non siano calcarei, nonostante o proprio in virtù della loro aridità.
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