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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali ...18 - GIUGNO 1996 - La protezione dell'ambiente costiero Silvano Riggio *
Le rocce effusive
Seguono per ordine di rugosità le rocce vulcaniche effusive, dalla superficie tormentata
in seguito alla degassificazione delle masse magmatiche; quindi i tufi di maggior
compattezza (la maggior parte dei tufi è poco stabile). Esempi di tali substrati si
ritrovano sui fondali di Ustica e di Linosa, mentre splendidi tufi concrezionati
caratterizzano le isole Ponziane, Linosa e i fondali flegrèi. Al contrario, i basalti, e
soprattutto i basalti antichi, offrono grande resistenza alla colonizzazione ed appaiono
per lo più nudi sia in superficie che sott'acqua. La loro bellezza è legata al pattem di
solidificazione ed alla stratificazione regolare delle colate.
Sulla terraferma le rocce vulcaniche sono senza dubbio fra le più ricche di verde e di
vegetazione e danno luogo a paesaggi lussureggianti anche in regimi di bassa
piovosità o di aridità pronunciata: a verificare quest'affermazione basta il confronto fra
Pantelleria e le isole Egadi, oppure fra Linosa e Lampedusa (la prima vulcanica, la
seconda calcarea). Nelle isole vulcaniche tuttavia mancano l'armonia delle forme, gli
effetti luminosi e la "cultura del paesaggio" che invece esaltano i calcari. Il senso di
attrazione esercitato dai substrati carbonatici cede il posto a reazioni di timore o
sgomento, che hanno anch'esse valenze estetiche, anche se distorte verso l'orrido.
I substrati metamorfici
La bassa rugosità dei graniti e delle rocce silicee in genere rende problematico
l'insediamento larvale, e pertanto gran parte dei substrati metamorfici appaiono
pressoché nudi o ricoperti da uno spessore limitato di organismi. Soprattutto manca
l'infauna, a causa della difficoltà della corrosione chimica. Particolarmente nude sono le
superfici degli scisti cristallini sulle quali si attaccano soltanto forme pioniere o patine
sottili di alghe filamentose. Anche in questo caso valgono le considerazioni precedenti,
relative alla ricchezza della coltre vegetale delle coste emerse, in contrasto con la
relativa nudità dei substrati sommersi. L'Arcipelago toscano, le isole sarde e gran parte
della Calabria tirrenica sono rappresentanti tipici di questa natura geologica, nella
quale la bellezza della terraferma supera l'interesse dei fondali, spesso uniformi e
deludenti. I parchi marini vanno istituiti più nell'interesse del paesaggio costiero che di
quello sommerso.
I substrati argillosi
L'incoerenza delle argille, delle marme e gessi, costituenti principali dei substrati
flyschioidi che caratterizzano parte dei litorali peninsulari e quasi tutta la Sicilia
meridionale, impedisce di fatto la colonizzazione bentonica e dà luogo soltanto a
spianate fangose di sedimenti fini, colloidali, apparentemente privi di vita. Le acque
sovrastanti si intorbidano coi movimenti del mare e la produttività primaria è scarsa.
La copertura vegetale della costa emersa, a seconda del sito e dell'intensità delle
precipitazioni, può invece essere densa e rigogliosa, contrastando vivacemente con
l'abioticità dei fondali. In zone fortemente degradate della Calabria jonica e sulle
pendìci inaridite del versante africano della Sicilia, la sequenza spettacolare di colline
solcate da calanchi assume connotati paesaggistici molto suggestivi, ancorché legati al
degrado. In tali casi è necessario proteggere l'ambiente litorale, mentre non esistono
motivazioni valide per la tutela dell'ambiente marino tout court. La sua protezione è
soltanto in funzione del paesaggio costiero e dell'eventuale ulteriore degrado.
Parametri biotici ed ecologici
Dalle dimensioni dell'interfaccia terra mare dipendono in ultima analisi gli aspetti
biologici dell'ambiente sommerso. Nella scelta dei siti va ribadita l'osservanza di una
serie di condizioni, in parte già citate, e che si possono riassumere nei seguenti punti:
q 1°) l'integrità e la salubrità dell'ambiente di entroterra
q 2°) l'attribuzione di un peso naturalistico preminente alla diversità biologica (o
biodiversità) delle comunità bentoniche e alla loro integrità
q 3°) il valore primario di alcuni ecosistemi bentonici ed in particolare di quelli
sottoelencati:
r a) le praterie a Posidonia oceanica. La loro importanza nel biota
mediterraneo è fuori discussione. Le praterie andrebbero più
correttamente definite "foreste" a causa della complessa struttura
multistratificata e dell'elevatissima diversità biologica
r b) i bioconcrezionamenti di superficie, soprattutto le piattaforme a
vermeti (in Sicilia) e le comici a Lithophyllum tortuosum
r c) le biocenosi sciafile concrezionanti, generalmente incluse nel
termine comprensivo di "coralligeno" e di "precoralligeno"
r d) gli ambienti lagunari, naturali e seminaturali (ad esempio: le
saline)
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