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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali... OTTOBRE 1996 - La protezione dell'ambiente costiero ° Silvano Riggio *
Le isole circumsiciliane
Sono giustamente rinomate fra i luoghi più belli ed interessanti del Mediterraneo, con
caratteristiche ambientali e socio-culturali che le differenziano profondamente, e sono
espressione delle diverse etnie che hanno creato l'annuale popolazione della Sicilia.
Per ogni gruppo di esse è prevista l'istituzione di una riserva marina, che si è realizzata
soltanto per Ustica e, in parte, per le Egadi. Ad onor del vero sono queste le isole più
interessanti dal punto di vista biologico.
Ustica è particolarmente ricca di vita, probabilmente per la sua posizione in un'area
critica del basso Tirreno e per l'impatto con il ramo ascendente della corrente atlantica.
I suoi fondali più belli si ritrovano sul versante meridionale e su quello occidentale.
Particolarmente ricchi ed interessanti sono i substrati del Banco Apollo, popolati da
fittissimi banchi di laminariales a partire da ~5 metri (Giaccone, 1967).
Le Egadi raggiungono probabilmente il massimo della biodiversità e dell'eterogeneità
possibili nell'isola di Maréttimo, grazie all'enorme carsismo subacqueo che ne amplifica
l'area di interfaccia terra-mare.
Meno interessanti dal punto di vista biologico sono certamente le Eolie, che tuttavia
compensano tale "deficit" con la ridondanza dei fenomeni geofisici e geochimici e coi
loro paesaggi spettacolari. Pantelleria riveste un interesse per le sue facies bionomiche
tipicamente oceaniche, derivate dall'impatto della corrente atlantica (Giaccone, 1990).
Le isole Pelàgie sono un esempio di convivenza tra le associazioni del Mediterraneo
meridionale e quelle tipiche delle acque levantine (Chemello & Riggio, 1995): il
popolamento dei substrati superficiali fino a quelli dell'infralitorale è decisamente
povero e monotono, sia per cause biogeografiche originarie che per l'elevato ritmo
sedimentario aggravato dalla risospensione di materiali fini particolari. Ne è
testimonianza, soprattutto a Linosa, la frequenza dell'Halopteris scoparia, specie algale
tipica di aree a silting accelerato, e la riduzione delle piattaforme a vermeti a
Lampedusa. Significativa è anche l'assenza delle grandi colonie di antozoi del
coralligeno profondo (ad esempio delle Paramuricea), mentre è frequentissimo, specie
a Linosa negli anfratti più riparati, 1'Astroides calycularis, che nel Secchitello, sotto i ~
metri, raggiunge densità di ricoprimento insuperate.
Altre caratteristiche decisamente subtropicali, indicatrici di una situazione
biogeografica unica nel Mediterraneo centro-meridionale, sono ravvisabili in alcune
biocenosi e/o facies bionomiche che sembrano limitate alle Pelàgie.
Fra queste vanno segnalate:
q l'invasività della Caulerpa racemosa a Lampedusa, dove l'alga ricopre
interamente gli spazi liberi dei fondi superficiali compresi fra i posidonieti ed il
Caulerpo-cymodocetum
q l'enorme sviluppo a Linosa, in particolare ai "Fili", di colonie gigantesche del
madreporario Cladocora caespitosa, che verosimilmente ha habitus ermatipico
per la presenza di zooxantelle simbionti nei polipi e tappezzanti gli scheletri
calcarei
q la presenza a Linosa, sui fondali lavici in prossimità della Pozzolana di
Levante, di un popolamento continuo del madreporario solitario Balanophyllia
italica, che in alcuni tratti supera la densità di 100 individui / 100 cm2,
formando minuscoli reefs. In questi ultimi gli individui mostrano un'epibiosi
accentuata e si accrescono l'uno sull'altro con andamento tridimensionale,
spesso fondendo parzialmente gli scheletri. Ne risultano formazioni pulvinari,
tanto più simili alle barriere coralline tropicali, in quanto mescolati o fusi con i
concrezionamenti della Cladocora caespitosa e con i talli calcarei di alghe
rosse incrostanti sulla superficie del basamento lavico.
Altre particolarità riguardano la crescita delle mattes a Posidonia oceanica su pareti
rocciose, spesso a pendenza subverticale, e la propagazione della pianta attraverso la
diffusione "attiva" di propaguli rizomatosi originati da rizomi ortotropi "predisposti".
Queste caratteristiche, come le altre osservate, e quelle riguardanti le aree lagunari,
indicano l'esistenza di una bionomia bentonica dei bacini meridionali ben diversa da
quella classicamente studiata nel nord del Mediterraneo, e che aspetta ancora di
essere scoperta ed indagata. Da una sua approfondita conoscenza ci si attende la
comprensione di problemi che riguardano non solo il Mediterraneo, ma aspetti di primo
piano della vita e colonizzazione degli ambienti marini.
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