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distruttiva. Bisognerà comprendere ed impiegare i patrimoni
culturali ingentissimi (bastipensare alla "mattanza") di queste
zonee non sovrapporsiad essicon atteggiamenticolonialisticio
missionarii. La lezione che viene dalle Egadi deve far riflettere
suiproblemichesiincontrerannoancora alle Eolieequi saranno
sicuramentepeggiori) e alle Pelagie.
Ma i problemi non si limitano a questi: soltantouna scarsa
aderenza alla realtà siciliana può spiegare, ad esempio, come la
Consulta del Mare abbia ignorato le aree costiere del territorio
"metropolitano" che hanno tutti i requisiti per diventareriserve
(RIGGIOE MASSA1,974). In tale casistica esistono almeno due
categorie: quella degli interventi di urgenza, e quella dei
provvedimenti "indolori" integrativi dell'istituzione di parchi
terrestri.
Fra i primi è il caso di CapoGallo, promontorio a nord-ovest -
del golfo di Palermo, minacciato dalla speculazione edilizia e
facihnente salvabile con un gesto di buona volontà, ma che la
Consulta del Mare ostinatamente ignora nonostante le ripetute
segnalazioni.Fra isecondisonoleriserveregionalicostieredello
Zingaro (RIGGIO1,987)in provincia di Trapani, la riserva della
foce del Belice e di Siculiana Marina (provincia di Agrigento),
l'oasi naturalisticadiVendicari(provinciadisiracusa)enumerosi
altri biotopi costieri (SEMINAR1A9,88). Preoccupa anche
l'ingerenza di "esperti" improvvisati e ricercatori dalle dubbie
competenzechetentanoildialogodirettoconleamministrazioni
periferiche e non hanno alcunrapportocon gruppichenell'isola
hanno svolto una vera ricerca ambientale. In Sicilia è ormai
diffusal'opinione cheselacompetenzadell'istituzione egestione
di riserve e parchi marini verrà ripresa dall'Amministrazione
Regionale sottraendola allo Stato, le probabilità della loro
realizzazione diventeranno più realistiche.