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La presenza antropica nel temtorio, soprattutto dopo l'insediamento di una popolazione
stabile negli ultimi secoli, ha certamente determinato la distruzione degli ambienti forestali
primari causando probabilmente anche la scomparsa di alcune entità poste già allora in condizioni
precarie. Emblematico a tal proposito è il caso del Bupleurum fmticosus, vistoso elemento della
macchia già segnalato da GUSSONE(1843), successivamente non più ritrovato nell'isola. Molte
altre specie segnalate in epoche passate e tipicamente frequenti nel trapanese, non sono state più
rinvenute; è il caso di Teucriumflavum, Osyris alba e Rosa sempervirens. Ciò, se da un lato può
essere messo in relazione al maggiore isolamento rispetto alle altre isole delle Egadi, va
comunque inserito nel quadro di un generale depauperamento floristico che ha interessato altre
specie legnose, divenute alquanto rare sull'isola. Fra queste alcune sono da ritenersi delle vere e
proprie emergenze, ormai minacciate di scomparsa, come nei casi di Chamaerops humilis,
Ephedrafragilis e Phyllirea media, tutte rappresentate con isolati inividui
La presenza dell'uoino, con le sue molteplici attività agro-silvo-patorali, ha certamente
comportato nel tempo una variazione nella composizione floristica, attraverso l'introduzione più
o meno casuale di essenze erbacee, assai diffuse negli ambienti antropici, con vari aspetti
fitocenotici spesso intersecantesi fra loro.
I diversi terrazzamenti, di cui rimangono evidenti le vestigia un po' ovunque, sono oggi la
testimonianza di un'intensa opera di messa a coltura del territorio perpetuatasi fino all'ultimo
dopoguerra, epoca a cui risale il generale declino dell'attività agricola. Terrazzamenti sono
presenti nell'area intorno all'abitato fino a sopra le Case Romane, lungo le pendici a nord di
Pizzo Falcone, a Punta Bassano e presso Punta Libeccio, lungo il Canalazzo e lungo il sentiero
per Punta Troia. Coltivate erano la contrada "Giardinelli", il Piano della "Craparizza", la zona fra
"Cardone" e "Cretazzo", e molte altre aree dell'isola. Le superfici agricole più distanti dal paese
vennero abbandonate per prima, favorendo in tal modo la ricolonizzazione della vegetazione
naturale, nonché l'evolversi di un suolo forestale su cui si sono insediate forme di gariga e
macchia secondaria, nel cui ambito sono ancora visibili residui delle vecchie piantagioni di
Carrubo (Ceratonia siliqua), Mandorlo (Prunus dulcis), Somrnacco (Rhus coriaria), Agave
(Agave americana e A. Sisalana), ecc. Presso il paese, in prossimità delle sorgenti, era coltivato
qualche Frassino da manna (Fraxinus ornus); sui suoli più aridi erano diffusi sporadici vigneti e
uliveti per la produzione di olive da tavola e poi il Melograno (Punica granatum), il Gelso
(Morus alba), il Fico (Ficus carica), il Pistacchio (Pistacia vera), il Sorbo (Sorbus domestica), il
Pesco (Prunus persica), il Pruno (Prunus domestica), il Fico d'India (Opuntiaficus-indica), ecc.
In prossimità dell'agglomerato urbano era diffusa anche la coltura di grano (Triticum dumm)
e di legumi (Viciafaba, Cicer arietinum, ecc), quale fonte alimentare; nei fertili terreni a ovest di
Pizzo Falcone, sembra fossero assai diffuse anche le colture orticole. È interessante evidenziare
come l'abbandono dei seminativi abbia comportato la rarefazione, nonché la scomparsa, di
diverse specie sinantropiche e soprattutto di alcune infestanti della classe Secalietea e dell'ordine