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intimo, quasi ancestrale,  di amore e passione, fino a sentirsi parte di essa  e
            contemporaneamente fatto di essa come se nelle vene piuttosto che sangue
            fluissero le onde del Mediterraneo, padrone e schiavo del medesimo elemento.




























                   Non è difficile capire perché ai rais, i capi della ciurma di tonnaroti a cui
            fino a pochi anni addietro venivano affidate le reti per i grandi pesci e le sorti di
            intere comunità, venisse assegnato un ruolo che lo distingueva da tutti gli altri
            che pure calcavano i ponti di una barca: da loro dipendeva l’esito della pesca e

            dunque la ricchezza per il padrone e la sussistenza delle centinaia di famiglie
            che vivevano  della pesca  del tonno; nel corso degli anni, a partire dal XIV
            secolo, nella sola Sicilia sono state calate oltre ottanta tonnare, impianti fissi di
            pesca del tonno con le reti, e ogni tonnara impiegava fino  a centoventi
            pescatori, ai quali si aggiungevano gli uomini e le donne dell’indotto, gli uni
            salavano prima e bollivano poi i saporiti tranci cantati già da Archestrato nel IV
            secolo a.C., costruivano le barche che non avevano altro utilizzo che la tonnara,
            vendevano il prodotto fresco  nei mercati e nelle  campagne, curavano la
            manutenzione degli edifici  a terra, le altre d’inverno realizzavano le reti
            intrecciando ampelodesmo  raccolto nei  campi della contrada.  Insediamenti
            umani e paesi sono sorti dove i pescatori si riunivano per calare la tonnara:
            Favignana in Sicilia, Stintino in Sardegna, e ancora Ceuta, Sète, Cetabriga e altri

            qui e là nel Mediterraneo. Un’economia fondata sulla pesca e un’antropologia
            culturale basata sui riti a quella legati.

                   E’ naturale che l’uomo a cui venivano affidate le sorti di uomini e paesi
            assumesse il ruolo di un semidio incaricato di fare da tramite fra la Natura con
            le sue forze imperscrutabili e la comunità  che  da quella natura attendeva i
            mezzi di sostentamento.

                   Il Rais, dunque, unico collegamento fra  due mondi “altri”, la  terra e il
            mare, gli uomini e la natura selvaggia, una sorta di medium in grado di creare
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