Page 4 - gli_occhi_rais
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consentivano al pescatori di scrutare fino a 20 – 25 metri, anche 30 se l’acqua
            era molto limpida.

                   A metà degli anni ’60 del secolo passato, però, accade qualcosa che
            sovverte quel mondo immutabile – e pregno di  segreto – che era la tonnara:
            per recuperare i tonni e i pescispada che le reti ora di nylon invece che di
            fragile fibra vegetale trattenevano, e che sarebbero andati perduti e imputriditi
            facendo fuggire gli altri pesci,  vennero chiamati a collaborare con i rais i
            sommozzatori, che nel frattempo cominciavano a  disporre di attrezzature

            sempre più sofisticate, in grado di farli immergere fino a 50 – 60 metri; il primo
            sub “professionista” di tonnara fu Nitto Mineo, chiamato dai Parodi proprietari
            delle tonnare di Favignana e Formica; seguirono altri subacquei, trapanesi
            palermitani e messinesi, e poi ancora i sardi a Carloforte e Stintino. Era l’inizio
            di una rivoluzione non soltanto tecnica.

                   Con l’arrivo dei sub il rais abdicava a buona parte della sua “conoscenza”;
            non era solo lui, ora, a sapere quanti tonni c’erano fra le reti, anzi spesso era il
            sommozzatore a renderlo edotto della situazione. Nei mesi di aprile e maggio i
            tonni nuotano rasente al fondo, e non c’è specchio che tenga per avvistarli. Così
            l’antico dominus doveva affidarsi all’ultimo arrivato nel suo mondo, i suoi
            segreti non erano più tali. A lui spettava decidere quando e dove calare le reti,

            come posizionare l’impianto, ma poi  era il sub a confermare  che il posto era
            quello giusto, senza scogli traditori, che la rete scendeva perpendicolare fino in
            fondo senza lasciare spazi per la fuga dei pesci; ma soprattutto era lui che gli
            diceva  per  primo se i  tonni erano arrivati, quanti  erano, in quale camera
            fossero, se era il caso di fare mattanza, e quando era il giorno  della pesca si
            metteva a 25-30 metri di profondità, sulla porta cannapa, e se li vedeva passare
            nel corpu era lui a dare il segnale strattonando la cima che teneva in mano di
            cui un capobarca teneva l’altra estremità. Era il sommozzatore e non più il rais a
            ordinare: “mattanza!”.
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