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consentivano al pescatori di scrutare fino a 20 – 25 metri, anche 30 se l’acqua
era molto limpida.
A metà degli anni ’60 del secolo passato, però, accade qualcosa che
sovverte quel mondo immutabile – e pregno di segreto – che era la tonnara:
per recuperare i tonni e i pescispada che le reti ora di nylon invece che di
fragile fibra vegetale trattenevano, e che sarebbero andati perduti e imputriditi
facendo fuggire gli altri pesci, vennero chiamati a collaborare con i rais i
sommozzatori, che nel frattempo cominciavano a disporre di attrezzature
sempre più sofisticate, in grado di farli immergere fino a 50 – 60 metri; il primo
sub “professionista” di tonnara fu Nitto Mineo, chiamato dai Parodi proprietari
delle tonnare di Favignana e Formica; seguirono altri subacquei, trapanesi
palermitani e messinesi, e poi ancora i sardi a Carloforte e Stintino. Era l’inizio
di una rivoluzione non soltanto tecnica.
Con l’arrivo dei sub il rais abdicava a buona parte della sua “conoscenza”;
non era solo lui, ora, a sapere quanti tonni c’erano fra le reti, anzi spesso era il
sommozzatore a renderlo edotto della situazione. Nei mesi di aprile e maggio i
tonni nuotano rasente al fondo, e non c’è specchio che tenga per avvistarli. Così
l’antico dominus doveva affidarsi all’ultimo arrivato nel suo mondo, i suoi
segreti non erano più tali. A lui spettava decidere quando e dove calare le reti,
come posizionare l’impianto, ma poi era il sub a confermare che il posto era
quello giusto, senza scogli traditori, che la rete scendeva perpendicolare fino in
fondo senza lasciare spazi per la fuga dei pesci; ma soprattutto era lui che gli
diceva per primo se i tonni erano arrivati, quanti erano, in quale camera
fossero, se era il caso di fare mattanza, e quando era il giorno della pesca si
metteva a 25-30 metri di profondità, sulla porta cannapa, e se li vedeva passare
nel corpu era lui a dare il segnale strattonando la cima che teneva in mano di
cui un capobarca teneva l’altra estremità. Era il sommozzatore e non più il rais a
ordinare: “mattanza!”.