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Sono informatori relativamente giovani, ma si sono dimostrati molto pronti nelle
risposte.
Senza dubbio la formazione, appresa sin dalla tenera età, ha fatto di loro i testimoni
di una cultura che qui sembra preservarsi.
Ho deciso di intervistarli insieme perché ho ritenuto che le loro informazioni
potessero completarsi a vicenda con un costante riscontro. Ho dovuto spesso
sollecitare l’uso del dialetto, che sovente veniva abbandonato in favore
dell’italiano. Credo che ciò sia da attribuire ad una sorta d’inibizione dovuta alla
presenza del registratore. Ho notato una particolare dinamica tra i due informatori
nel corso dell’intervista. Pur avendo un rapporto di amicizia molto solido, si è
verificata una sorta di competizione nel dare la risposta più “giusta”, una specie di
-mi si passi il termine- sindrome da quiz.
Nel parlato spontaneo Enzo Battaglia ha raccontato un episodio relativo ad una
traversata molto pericolosa che ha causato danni seri all’imbarcazione, dimostrando
ancora una volta quanto i ricordi tragici siano i più resistenti nella memoria di chi
va per mare. Il racconto è stato molto appassionato e ha creato anche dei momenti
di grande commozione. Franco Lucido, invece, ha parlato di due esperienze
positive, relative a uno straordinario incontro con un capodoglio e al salvataggio
“non proprio voluto” di un delfino. Ma ha rimarcato comunque il fatto che non sono
mai mancati episodi negativi vissuti in barca. La possibilità di restare e tornare
spesso a San Vito Lo Capo, mi ha dato occasione per sciogliere qualche dubbio
lessicale e comprendere con più attenzione certi aspetti della vita marinara del
luogo. Qualche appunto non registrato è quindi stato annotato su carta.
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