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I. L’età borbonica                                    65

        le in uso da secoli, ove si eccettui dalla fine del Settecento
        l’utilizzazione, anche per la macinazione, dei mulini a ven-
        to, sino ad allora utilizzati soltanto per il sollevamento, me-
        diante una grossa vite d’Archimede, delle acque marine nel-
        le vasche salanti 211 .
           Il forte rilancio dell’industria salinara consentiva ai pro-
        duttori di realizzare grossissimi profitti e di trasformarsi ta-
        lora da affittuari in proprietari. Nel caso di Giovan Maria
        D’Alì – che da gabelloto di diverse saline e mercante di sa-
        le era riuscito a trasformarsi anteriormente alla sua morte
        nel 1849 nel maggior proprietario di saline del trapanese –
        un ruolo ben più importante forse avevano rivestito altre
        fruttuose attività, come il commercio della soda e di altri
        prodotti, la gestione di tonnare talora anche in società con
        Vincenzo Florio, l’appalto della riscossione dei dazi comu-
        nali, l’attività di intermediazione finanziaria, ecc. 212 . Più em-
        blematico si rivela il caso di don Agostino Burgarella, ga-
        belloto della salina Milo nel ventennio 1833-52 213 , che con
        i grossi profitti accumulati consentì agli eredi di risultare, at-
        torno al 1880, proprietari di ben 8 saline, anche se 3 in so-
        cietà con gli Adragna 214 .
           L’industria del salgemma, malgrado la presenza nell’iso-
        la di grossi giacimenti, non era ancora molto sviluppata per-
        ché l’assenza di strade all’interno dell’isola rendeva costoso
        il trasporto e più difficile la commercializzazione del pro-
        dotto, che veniva destinato pressoché esclusivamente al con-
        sumo dei centri abitati limitrofi.



        2. L’industria della conservazione del pesce

           Ignoriamo che fine abbia fatto la richiesta nel 1841 del-
        l’inglese Riccardo Poppleton di impiantare a Messina una
        «fabbrica di carne in salamoia all’uso estero per la naviga-
        zione» 215 , l’unica peraltro della quale è rimasto appena un
        cenno. Siamo invece molto più documentati sull’attività di
        conservazione del pesce, in particolare del tonno, che in Si-
        cilia risaliva a tempi remotissimi e che era ormai concentrata
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