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70 Parte prima. Ai margini della periferia
più grosso lo metteva a segno alcuni mesi dopo, alla fine del-
lo stesso anno, assicurandosi per nove stagioni dal 1842 e
per un canone annuo di 3.400 onze la gestione, rinnovabi-
le a sua scelta per altri nove anni, delle due tonnare di For-
mica e di Favignana appartenenti al marchese Ignazio Ales-
sandro Pallavicini di Genova. Suoi soci, in misura che non
sono riuscito ad accertare ma che ritengo modesta, erano i
trapanesi fratelli Polimeni e il noto Giovan Maria D’Alì. Al-
l’affare volle partecipare anche Ingham, che chiese a Florio
di accordargli una quota di un carato, ossia un ventiquattre-
simo, grazie al quale oggi abbiamo la possibilità di valutare
i risultati economici della gestione. Premesso che il capita-
le d’esercizio iniziale venne stabilito in 4.800 onze e che per
la sua azione Ingham dovette anticipare 200 onze, nei di-
ciotto anni di partecipazione (alla prima scadenza, il con-
tratto con Pallavicini fu infatti rinnovato sino al 1859) egli
percepì utili netti, che se si eccettua la perdita di 36 onze
nel 1843, superavano sempre le 300 onze l’anno, con pun-
te di 418 nel 1856 e di 552 l’ultimo anno, utili cioè che me-
diamente si aggiravano sul 150% del capitale impiegato e ta-
lora sfioravano il 300% 225 .
Nel complesso, nel corso del diciottennio, la gestione del-
le due tonnare avrebbe perciò fornito utili medi di 7.200 on-
ze l’anno (21.600 ducati), con punte di 10.000-13.000 in al-
cuni anni. Gli anni di «sterilità» erano ormai un lontano ri-
cordo, tanto che nel 1848 a Favignana si batteva il record
dei tonni uccisi (4.345), che rimontava al lontano 1771 e
che nel giro di pochi anni sarà ancora più volte superato:
6.828 tonni uccisi nel 1853, 10.159 nel 1859, 14.020 nel
1865. La produzione delle due tonnare, che nei decenni a
cavallo dei secoli XVIII e XIX era crollata a meno di 2.000
barili l’anno, tra il 1842 e il 1855 superava gli 8.000 barili
l’anno (un quarto dei quali sott’olio), un quantitativo cioè
che soltanto nel Seicento era stato superato, come docu-
menta la tabella 3. Producevano anche buoni quantitativi di
olio di tonno, che nel 1858 fornirono un utile di ben 114
onze per azione 226 .