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I. L’età borbonica                                    69

        1827, a distanza di quasi un quindicennio dalla prima ne-
        gativa esperienza, assunse così ancora una volta la gestione
        in affitto per un biennio di una tonnara, quella di S. Ni-
        colò l’Arena presso Termini Imerese, di proprietà del prin-
        cipe della Cattolica Francesco Antonio Bonanno  222 . L’e-
        sperienza dovette rivelarsi positiva, se il nipote Vincenzo
        Florio, erede e continuatore delle sue iniziative, negli anni
        Trenta ne acquistò addirittura una, la tonnara dell’Arenel-
        la presso Palermo, e altre ne gestì in affitto, segnalandosi
        per l’introduzione di nuovi metodi per la cattura del ton-
        no (sistema di pesca a reti fisse) e per la conservazione del
        prodotto, che – come già altrove – cominciò a essere con-
        fezionato sott’olio, perché il mercato lo preferiva a quello
        sotto sale, ritenuto causa dello scorbuto dei marinai che ne
        erano grandi consumatori.
           Sulla produzione di altri prodotti della pesca non esisto-
        no dati quantitativi: il pesce spada continuava a pescarsi so-
        prattutto nel messinese e le altre qualità un po’ dappertut-
        to. La crisi dell’industria del tonno sembra avvantaggiasse i
        produttori di sarde, alici e acciughe salate, che all’inizio del-
        l’Ottocento venivano esportate con più continuità e in mag-
        giori quantitativi rispetto al passato. Sarde e acciughe – con-
        fezionate soprattutto a Termini Imerese, Palermo, Sciacca,
        Licata, Catania, Augusta, Castellammare, Milazzo, Trapani,
        Cefalù – costituivano ormai una parte importante della vo-
        ce «pesce salato», di cui dal 1834 al 1839 la Sicilia esporta-
        va annualmente poco più di 6.300 cantari, per un valore me-
        dio di quasi 53.000 ducati, che passavano a 7.915 cantari nel
        1850 223 .
           All’inizio degli anni Quaranta la crisi dell’industria del
        tonno appare definitivamente superata e Vincenzo Florio
        poteva estendere il suo interesse anche alla gestione di altre
        tonnare, assumendo così il controllo di gran parte della pro-
        duzione siciliana. In particolare, all’inizio del 1841 costitui-
        va, con il francese Maurizio Merle, Giovan Battista Oddo e
        Amico Ciolino, una società con un capitale di 2.000 onze
        (6.000 ducati), per la gestione in affitto delle tonnare di So-
        lanto e S. Elia presso Palermo sino al 1844 224 . Ma il colpo
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