Page 3 - Lentini_Florio
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confronti del Fisco ma anche per «le tante incombenze che Florio affidava all’uomo
                 politico, tra cui quella di seguire le varie pratiche presso i ministeri, sollecitandone
                 una conclusione positiva» [5].

                 Il progetto di fusione di un’unica compagnia di bandiera era stato sponsorizzato sin
                 dal 1869 anche dal ministro degli Esteri Menabrea che aveva informato il suo collega
                 titolare del Ministero dell’agricoltura, industria e commercio dell’importanza di avere
                 una  sola  grande  società  da  sovvenzionare;  ma  il  più  favorevole  di  tutti  era
                 sicuramente  Rubattino, per l’accentuarsi delle sue difficoltà finanziarie [6]. Per Florio,
                 quindi, l’occasione era più che ghiotta perché la creazione del monopolio non solo
                 sgombrava  il  campo  dalla  concorrenza  interna,  ma  consentiva  di  far  confluire  le
                 sovvenzioni di entrambe le società nella costituenda. E che a quella data i rapporti di
                 forza tra i due armatori fossero sbilanciati a favore di Ignazio Florio, è ampiamente
                 provato, a cominciare da quanto lo stesso Rubattino aveva scritto a Bixio nel 1870:

                 «Florio è ricco, è arcimilionario. Io non solo nol sono, ma navigo invece in mezzo agli scogli
                 finanziari perenni…  Uso ed abuso del credito. È un sistema che mi crea imbarazzi e pericoli e
                 sotto questo punto di vista la riunione con Florio li farebbe cessare per l’avvenire» [7].

                 Florio era talmente arcimilionario che nel 1874 poteva permettersi di acquistare dai
                 genovesi  Pallavicini  le  isole  Egadi  e  relative  tonnare  di  Formica  e  Favignana  per  2
                 milioni e 750 mila lire [8], così come tre anni dopo avrebbe rilevato oltre a quelle de
                 “La Trinacria” anche le navi,di un’altra compagnia fallita la “Danovaro-Peirano”.

                                                                   Quindi,  alla  convergenza  tra  le  due  società  erano  orientati  non  solo  Rubattino  e
                                                                   Crispi,  che  dall’armatore  genovese  era  stato  sollecitato  in  tal  senso,  ma
                                                                   oggettivamente  anche  Ignazio  Florio.  Il  direttore  generale  della  sua  società,  il
                                                                   messinese  Giovanni  Laganà  così  dichiarava  ai  componenti  la  Commissione  di
                                                                   inchiesta parlamentare nella tornata del 30 settembre 1881:

                                                                   «La  marina  mercantile,  per  la  sua  grande  importanza,  deve  riguardarsi  come  una  forza
                                                                   necessaria alla nazione, sia perché fornisce il contingente alla marina da guerra, sia perché
                                                                   serve  di  ausilio  ai  trasporti  militari,  sia  infine  perché  mantiene  alto  all’estero  il  prestigio
                                                                   nazionale e favorisce i commerci; [… ]. Una nazione non può dirsi veramente grande, se non ha
                                                                   una marina mercantile all’altezza dei tempi» [9].

                                                                   I vantaggi erano evidenti: l’acquisizione della totalità delle sovvenzioni pubbliche e la
                                                                   possibilità  di  espandere  i  servizi  liberi  non  convenzionati,  soprattutto  verso  le
                                                                   Americhe  che  stavano  diventando  sempre  più  meta  di  destinazione  dei  flussi
                                                                   migratori.  Il  costituendo  monopolio  veniva  anche  propiziato  per  fronteggiare  la
                                                                   concorrenza  delle  due  grandi  compagnie  francesi  (Messageries  Maritimes  e
                                                                   Transatlantique) che potevano praticare noli molto competitivi e avrebbe consentito
                                                                   economie di scala e risparmi dalla riorganizzazione delle strutture e dei servizi dei
                 due compartimenti.

                 L’utilità  anche  militare  per  lo  Stato  di  poter  disporre  di  una  flotta  a  vapore  che  in  caso  di  guerra  si  potesse  trasformare  in  flotta
                 ausiliaria,  in  base  al  principio  della  requisizione  contro  corresponsione  di  un  indennizzo,  costituirà  il  perno  di  tutte  le  richieste  di
                 sovvenzione al governo [10]. Come ha osservato Giuseppe Astuto «per difendere il Mediterraneo dalle mire imperialistiche delle altre
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