Page 4 - Lentini_Florio
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potenze, ormai orientate a estendere la loro presenza in Africa» occorreva «rafforzare l’esercito e avere una marina civile e militare
                 efficiente  e  moderna»;  programma  attorno  al  quale  si  coagularono  gli  interessi  armatoriali  e  industriali  del  Paese  e  che  in  Sicilia
                 ebbero in Florio il principale sostenitore e punto di riferimento [11]. Convergenza di interessi, quindi, che si concretizzò in ripetute
                 occasioni grazie a Crispi e ad Abele Damiani, come ampiamente documentato dalla storiografia più autorevole [12].
                                                                     Nel settembre del 1881, quindi, con la sottoscrizione dell’atto di costituzione della
                                                                     N.G.I. – presente Crispi in qualità di testimone – si diede vita alla creazione della
                                                                     più  grande  società  di  navigazione  nazionale  con  una  flotta  di  83  piroscafi  e  un
                                                                     capitale  sociale  di  50  milioni  di  lire  suddiviso  in  100  mila  azioni,  1/5  delle  quali
                                                                     sottoscritte  dal  Credito  Mobiliare  e  i  restanti  4/5  ripartiti  ugualmente  tra  i  due
                                                                     armatori fondatori, con una differenza sostanziale però: i conferimenti di Florio in
                                                                     termini di piroscafi, strutture e aziende cedute alla N.G.I. (Fonderia Oretea e Scalo
                                                                     di alaggio) corrispondevano a più di 31 milioni e 400 mila lire, quindi un’eccedenza
                                                                     di 11,5 milioni rispetto ai 20 milioni di azioni sottoscritte e che la nuova società era
                                                                     tenuta a rimborsargli annualmente con gli interessi. Nel caso di Rubattino questa
                                                                     eccedenza era di soli 5,5 milioni di lire [13]. Anche questi dati sono indicativi del
                                                                     rapporto di forza preesistente e del pieno successo e risultato conseguiti da Florio
                                                                     nell’operazione  cui  si  approdava  grazie  al  lavoro  svolto  da  Crispi.  Inoltre,  alla
                                                                     direzione generale della neonata compagnia nazionale Florio riuscì a imporre il suo
                                                                     fidato  amico  Giovanni  Laganà,  il  quale  aveva  avuto  un  ruolo  non  secondario
                                                                     nell’affare  Trinacria,  nella  duplice  veste  di  liquidatore  della  stessa  e  di  direttore
                                                                     generale della ex Navigazione Florio: un caso assai vistoso di conflitto di interesse,
                                                                     visto l’esito della vendita fallimentare di cui avrebbe beneficiato proprio Casa Florio.

                                                                     La nascita della N.G.I., almeno nelle premesse e per i primi anni, fu un successo
                                                                     anche  per  gli  operatori  commerciali  e  finanziari  del  capoluogo  siciliano,  nel  cui
                 Medaglia NGI Florio e Rubattino                     compartimento  marittimo,  al  31  dicembre  1881,  risultavano  iscritti  56  piroscafi  a
                                                                     vapore  su  un  totale  nazionale  di  176,  secondo  solo  al  compartimento  di  Genova
                 con 77.

                 Tuttavia le critiche nei confronti della N.G.I. non tardarono ad arrivare anche perché si destinavano alle linee interne sovvenzionate i
                 piroscafi più vecchi e meno veloci. Inoltre superata la prima fase di brillante avvio, ne seguì presto un’altra ben più critica, a causa del
                 mutamento di scenario. Il corso delle azioni, dal valore nominale di 500 lire ciascuna all’atto della costituzione, raggiunse nell’ottobre
                 del 1886 quota 320 lire e, lungo tutto l’800, non tornerà più sopra il valore nominale e anzi discenderà nel 1891 al minimo di 254, in
                 coincidenza con nuove circostanze molto negative: il naufragio del Bengala, le incertezze sul rinnovo delle convenzioni, il calo dei ricavi
                 sulle linee sudamericane per effetto della rivoluzione argentina e – non ultima – la morte del senatore Ignazio Florio nel 1891, con
                 conseguente passaggio del testimone nelle mani del giovanissimo quanto inesperto figlio Ignazio jr [14].

                 Per  tornare  alla  questione  che  ponevo  in  apertura:  come  interpretare  la  rappresentazione  che  Crispi  forniva  in  Parlamento,  della
                 presunta refrattarietà di Florio  all’operazione fusione, se non in chiave di tatticismo politico di chi non ha dismesso i panni di legale
                 dello  stesso.  Considerato  il  merito  dei  provvedimenti  legislativi  protezionistici  a  favore  della  Marina  mercantile,  che  si  stavano
                 dibattendo in quella primavera del 1885, Crispi sapeva bene di essere sospetto di contiguità verso l’armatore palermitano; infatti, il
                 testo  approvato  il  successivo  6  dicembre  avrebbe  previsto,  fra  l’altro,  anche  la  concessione  di  premi  assegnabili  in  ragione  della
                 lunghezza dei viaggi; «favoriva in sostanza – come notava Giorgio Candeloro – gli armatori più grossi e in particolare la N.G.I., sicché
                 fu osteggiato dagli armatori minori e più in generale dai gruppi ostili al protezionismo» [15].

                 Perciò  Crispi,  nel  suo  discorso,  tendeva  a  puntellare  il  teorema  dell’ineluttabilità  del  processo  costituivo  della  N.G.I.  tra  i  cui
                 protagonisti  Florio  veniva  tratteggiato  come  colui  che  bisognava  tirare  per  i  capelli  e  invocare  (anche  da  parte  degli  ambienti
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