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durante la quale si formarono le isole di Alicudi, Filicudi, Panarea e, parzialmente, Salina e Lipari; l’altra
nel Pleistocene superiore con il completamento di Lipari e Salina e la nascita di Vulcano e Stromboli.
Le isole Eolie sono interessate ancora oggi da fenomeni di vulcanismo attivo, soprattutto a Stromboli.
Questo vulcano, infatti, presenta un’attività sommitale persistente caratterizzata da continue esplosioni
magmatiche con espulsione ritmica di brandelli di lava e da una costante emissione di gas e vapori.
Questa attività, nota come “attività stromboliana” ha elevatissima frequenza di accadimento e viene
interrotta da crisi eruttive particolarmente intense di alta frequenza (2 eventi/anno), che determinano un
brusco aumento delle emissioni gassose e delle espulsioni balistiche di blocchi litici, e di media
frequenza (1 evento ogni 5-15 anni), che determinano la formazioni di flussi piroclastici e sporadicamente
di valanghe ardenti, in particolare lungo la Sciara del Fuoco. La pericolosità vulcanica dello Stromboli è,
quindi, principalmente determinata dagli eventi esplosivi a elevata intensità e con alta e media frequenza
di accadimento, che comportano rischi per le aree abitate dell’isola (caduta balistica di blocchi
incandescenti, valanghe ardenti, e rischi indotti quali processi gravitativi di versante e maremoti) e rischi
per la vegetazione e per le colture (pericolo di incendi da espulsioni balistiche di blocchi incandescenti e
rischi indotti quali piogge acide da emissioni di vapori sulfurei). Il territorio dell’isola, sulla base dei
rischi individuati, risulta pertanto zonizzato in 5 settori, cui corrispondono differenti livelli di pericolosità
relativa. Dall’analisi della carta si evidenzia come, a eccezione della Sciara del Fuoco, la pericolosità
vulcanica decresce complessivamente dal settore sommitale verso la periferia, e che il rischio maggiore
risiede nella possibile invasione degli abitati di Stromboli e Ginostra da parte di valanghe ardenti
canalizzate in occasione di eventi eruttivi violenti. Ma è potenzialmente pericoloso anche Vulcano, anche
se attualmente si trova in uno stato quiescente. Esso presenta un’attività limitata a manifestazioni
idrotermali e fumaroliche, ma nel passato ha dato luogo a numerose eruzioni di tipo prevalentemente
esplosivo, l’ultima delle quali avvenuta tra il 1888 e il 1890. L’edificio vulcanico attivo è il Cono di La
Fossa, un vulcano di tipo esplosivo, il cui stile eruttivo più recente è caratterizzato da violente esplosioni,
con formazione di flussi piroclastici (emulsioni gas-particellato fine incandescente) che scorrono ad alta
velocità lungo i fianchi del cono con notevole potere distruttivo (attività vulcaniana). Nella storia eruttiva
di Vulcano sono stati tuttavia registrati, in epoca preistorica, episodi attribuibili a un altro stile eruttivo,
con crisi esplosive di ben maggiore magnitudo rispetto a quelle più recenti: si tratta di eruzioni
idromagmatiche caratterizzate dall’interazione, con effetti esplosivi devastanti, tra il magma e l’acqua
della falda sottostante l’edificio vulcanico. Questo tipo di attività idromagmatica comporta un rischio da
flussi piroclastici molto energetici, capaci di superare la barriera morfologica della Caldera della Fossa e
di invadere, con effetti distruttivi, la zona di Vulcano Piano. Lo scenario di massima pericolosità potrebbe
verificarsi in seguito a un forte evento sismico, che potrebbe fungere da innesco favorendo il contatto tra
il magma in risalita e il sistema idrotermale adiacente, determinando così l’inizio di una crisi esplosiva
parossistica. La zona a maggiore urbanizzazione dell’isola (Vulcano Porto e aree limitrofe) è
estremamente vulnerabile a entrambi i tipi di eruzione: in caso di evento eruttivo anche di bassa energia,
l’abitato verrebbe distrutto, e in caso di evento estremo l’invasione di flussi piroclastici coinvolgerebbe
gran parte dell’isola, con ripercussioni anche nella vicina isola di Lipari. Le uniche aree parzialmente
salvaguardate in questo caso sono la parte meridionale del Piano e il versante esposto a sud est dell’isola.
L’attività vulcanica contribuisce ad arricchire le acque marine di sostanze come l’acido solfidrico e
l’anidride carbonica che, a livello locale, possono modificare le caratteristiche chimico-fisiche delle acque
come a Lipari, Panarea e Vulcano dove sono presenti anche sorgenti sulfuree e fumarole.
Oltre al pericolo vulcanico eoliano, anche il pericolo sismico ha un certo rilievo nelle aree insulari minori.
Nella Sicilia orientale, il pericolo sismico è dato dalla conformazione sismo-tettonica dello Stretto e dalla
presenza di numerosi vulcani, attivi e inattivi. Per quanto riguarda la Sicilia occidentale, la complessità
strutturale del settore e le particolari caratteristiche della sismicità (con pochi eventi di elevata magnitudo
e danni e avvertibilità lungo le zone costiere) non permettono di individuare singoli lineamenti
sismogenetici, quanto piuttosto di definire aree sorgenti legate alle faglie del Sistema Sud-Tirrenico o alle
strutture distensive off-shore che con direzione E-O delimitano la catena costiera.
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