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Da Santa Caterina alla Colombaia di Giuseppe Romano

esitazioni, presenta domanda di ammissione al Corpo, da cui è accettato. Con il grado di sergente, partecipa alla
battaglia del Volturno del 1° ottobre 1860, distinguendosi per atti di valore. Dopo la rotta dell'esercito di Francesco II°
ritorna a Cerreto. Risponde regolarmente a due chiamate alle armi, portandosi al centro di raccolta in Caserta, ove
suscita derisione per il suo passato borbonico. A Caserta non lo vogliono e lo rispediscono a Cerreto, qui esercita
l'attività di bracciante agricolo non trascurando di sorvegliare e proteggere due sorelle e la cognata, fatte oggetto di
pesanti attenzioni da parte di potenti signori. Sono questi che sollecitano contro di lui il mandato di cattura il 10
maggio 1861.
E' giocoforza darsi al brigantaggio; quella di Cosimo Giordano diventa la banda più forte operante tra Piedimonte e
Isernia; con lui si associano ex soldati, giovani renitenti alla leva piemontese, contadini delusi dalle promesse di
Garibaldi, sbandati alla ricerca di facile bottino.
Tra i favoreggiatori, non mancano coloro che lo strumentalizzano per vendette private, primi fra tutti, Pasquale
Mendillo ed Anna Testa, la cui figlia Marianella è fidanzata con Cosimo.
Gli rinfacciano ad ogni momento l'aiuto prestato alla banda che ha fissato il suo quartiere generale nella loro
masseria, la periodicità con cui vanno in galera come manutengoli, ottenendo che Cosimo si presti a far eliminare
quanti per ragioni di interesse siano in lite con loro.
Pertanto l'uccisione del pastore Giuseppe Parente il 23 maggio 1861, di Giuseppe e Valentino Mazzarella padre e
figlio catturati in un fondo di contrada Montalto a tre miglia dal paese il 18 aprile 1862 e dopo poche ore fucilati di
Vincenzo D'Andrea aggredito nel gennaio 1863 nella sua masseria in tenimento di Cerreto ed ucciso a colpi di
baionetta, il mancato omicidio nella persona del figlio Giuseppe, riuscito a fuggire nonostante i nove colpi di fucile
sparatigli addosso. Il 22 gennaio 1963 la banda Giordano rapì Giuseppe Mastroianni e Giuseppe Franco e li
condussero sulle montagne di Gioja.
Ottennero dalle famiglie dei due un riscatto di 1120 ducati. La sera del 22 luglio 1865 la banda di Giordano entrò nel
paese di San Potito uccidendo il luogotenente della Guardia Nazionale, assaltarono il caffè cittadino ed uccisero il
gestore, il possidente Enrico Sanillo per poi rapire il Sindaco Pietrosimone e trucidarlo a pugnalate. Il 3 ottobre 1865
tre briganti della banda Giordano uccisero a coltellate, dopo averlo rapito un ragazzino di 14 anni, Vincenzo Pastore,
figlio di un sergente della guardia nazionale. Nel frattempo, Vedendosi braccato, il Giordano visse di sotterfugi,
assumendo via via il ruolo di cantastorie, cretino, venditore ambulante, negoziante di porci e perfino di guardia
nazionale. Dopo un viaggio a Londra e Marsiglia, rientrò nello Stato Pontificio nel 1868, facendo poi diverse
scorribande nelle nostre zone per esigere denaro dai suoi ex dipendenti.
Nella sola Cerreto raccolse in pochi giorni settemila lire. Siccome la Gazzetta di Napoli, in un articolo del 28 giugno
1880 dette l'allarme, Caporal Cosimo, che si nascondeva sotto il nome di Giuseppe Pollice, pensò bene di
svignarsela a Lione dove mise su un negozio di frutta e liquori.
Ma fu scoperto per aver iniziato pratiche onde sposare la sua concubina o perchè aveva svelato il suo vero nome alla
donna amata, la quale novella Dalila, rivelò tutto alle autorità italiane in Francia e seppe ridestar vivo nell'animo
dell'esule il desiderio di rivedere il cielo della sua terra natia, tanto che Cosimo, uomo sui quaranta, dallo sguardo
penetrante e irrequieto, sbarcò a Genova il 26 agosto 1882, indotto da un Commissario di pubblica sicurezza che
fingendosi commerciante lo aveva pregato di accompagnarlo e, prima ancora che si riavesse dalla sorpresa,
poderose braccia lo qhermirono e qli avvinsero i polsi di catene. Esattamente due anni dopo dovè ascoltare la
sentenza di condanna ai lavori forzati a vita. Durante il processo Cosimo chiese invano la convocazione anche di
testimoni francesi e invano affermò di aver capitanato una banda armata per uno scopo politico, quella cioè di
insorgere contro il Governo Nazionale, e restaurare il vecchio regime.
Morì il 14 novembre 1888 alle ore 9,55 nel Bagno Penale di S.Giacomo, di Favignana.
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