Page 22 - tonni e tonnare
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BONGIORNU TUNNARA

        Quando lungo le rive del Mediterraneo intero e del Mar Nero i nostri
antenati vedevano d'un tratto comparire i tonni, praticamente negli stessi
giorni deii'anno precedente con una regolarità che ancor oggi sorprende, che
indifferenti e pur pavidi quasi si donavano al massacro sul greto, si saranno
posti sicuramente dei quesiti che inizialmente avranno riguardato le modalità
di come si sarebbero potuto catturare nella più grande quantità possibile, di
come di conseguenza adattarsi per tempo a ricevere ed impossessarsi di quei
grandi animali che ad ogni primavera arrivavano in gran numero, così appe-
titosi e nello stesso tempo conservabili per il prossimo lungo e tempestoso
mverno.

        N el nostro progenitore sarà pertanto scattata l'idea di «inventare»
qualcosa di certo più complicato ma più produttivo del nodoso bastone o
delia rudimentale lancia finora usati: che altro se non specie di trappole vi-
sto che i tonni quasi si arenavano e che nelle piccole insenature su cui si af-
facciavano le capanne del villaggio si predisponevano già rudimentali sbarra-
menti ad imbuto che suggerivano una siffatta idea? Ovvero, si sarebbe potu-
to, ad es. , spaventare i tonni gettando pietre in mare e percuotendone la su-
perficie con bastoni, per costringerli ad entrare in un piccolo più o meno
profondo canale tra gli scogli, meglio se delimitato con tronchi , come poi
APOSTOLIDÈS racconta si facesse in Grecia.

       E pertanto, prova dopo prova anno dopo anno, si amplificò, si ade-
guò alla grossezza ed al numero dei pesci che si sarebbe dovuto catturare, si
strutturò meglio e con materiali idonei il camminamento o Io sbarramento:
le foglie dei palmizi, ad es., infisse sul fondo a formare palizzata e poi altri
sbarramenti della stessa natura nel tentativo di proibire il ritorno in mare
aperto dei pesci entrati o per lo meno di rallentare la loro fuga quando sa-
rebbe venuto il momento dell'uccisione.

       Nel volgere dei decenni, le trappole sempre più grandi e più resistenti
si corredarono di reti pervenendo a quegli archetipi di vera tonnara che, in-
dipendentemente un posto dall'altro, furono messi a punto sulla Costa
d'Avorio, in Senegal, nel Camerun, in Tunisia, in Grecia, di cui qualcuna
ancor oggi resta a dimostrare l'evoluzione dell'idea concettuale originaria.
Erano disposte secondo precise regole che si cristallizzarono nella tradizione,
utilizzando i materiali di più facile reperibilità nel luogo: il giunco, le foglie
dei palmizi, il peduncolo del grappolo di datteri, la rafia; in Sicilia, la gine-
stra e sino a qualche decennio fa, la 'ddisa (Ampelodesmus tenax).

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