Page 60 - tonni e tonnare
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Constata inoltre la reotropicit~ posltlva del tonno che «corre a norma del
                      vento» (si veda R. SARÀ: teoria della rotta economica e del piano dei minimi
                      sforzi).

                              CuviER e VALENCIENNES (1831) trattano anch'essi del viaggio oceanico
                      del tonno ma insistono soprattutto sul fatto che esso figlia nel Mediterraneo
                      e che compare in superficie nello stesso tempo o quasi in tutto il Mare; si
                      arrivSI così a LAMARMORA che mette in dubbio l'utilità della pesca del tonno
                      per il Paese: «Soltanto i proprietari di tonnare ne traggono profitto e gli abi-
                      tanti del golfo ove la tonnara è calata». Accenna però, ed è importante, a
                      cause di diminuzione delle catture sottolineandone gli sbalzi da un anno
                      all'altro (da 10.000 pesci a soli 300, porta ad esempio) ed opina che ciò di-
                      penda dalla più attiva pesca di acciughe e sardine che priva il tonno del suo
                      alimento naturale.

                              DE QuADREFACES nell'indicare la provenienza atlantica dei tonni assu-
                      me che essi, varcato lo Stretto di Gibilterra, si dividono in due rami di cui
                      uno alimenterà le tonnare africane e l'altro le coste europee ed accenna alla
                      loro apparizione in tempi successivi nelle diverse località.

                             Infine PAVESI (fine '800), raccogliendo alcune osservazioni di
                      LACÉPÈDE, di DE SERRES, di D'AMICO, del CuviER stesso, lancia per primo
                      un attacco violento contro le millenarie teorie precedenti circa la provenienza
                     atlantica del tonno considerato fino allora « robba di Spagna», basando la
                      sua ipotesi della stanzialità del tonno in Mediterraneo su due fatti che riten-
                      ne basilari: il primo costituito dalla presenza costante dei piccolissimi tonni
                    «che si vedono crescere giorno per giorno», il secondo dal fatto che nessuno
                     mai incontrò il tonno «nel mare libero e alto » per cui ritiene che il tonno
                     dopo che si è riprodotto si rituffi con i nuovi nati nelle profondità marine
                     mediterranee, suo quartiere di soggiorno invernale, dalle quali emergerà nel-
                     la primavera successiva per iniziare la corsa nuziale nell'ambito mediter-
                     raneo.

                             Correda i due asserti di base con notazioni biostatistiche e topografi-
                     che di luoghi di pesca ed infine conclude con l'affermare l'esistenza di due
                     popolazioni distinte ed indipendenti: l'una autoctona mediterranea, l'altra
                      atlantica.

                             Sulla scia del PAVESI, il SANZO che un posto di assoluta preminenza
                     conquisterà nell'olimpo dei ricercatori per le sue descrizioni di uova e larve
                     di pesci tra cui il tonno, abbraccia l'ipotesi pavesiana e la sostiene con la
                     teoria della colorazione dei dorsi dei tonni che pervengono in tonnara affer-
                     mando che un dorso molto scuro significa provenienza da fosse profonde as-
                     sai vicine al raggio d'azione dèlla tonnara mentre dorsi più chiari indicano
                     tonni che provenienti da fosse più lontane hanno costeggiato per parecchio
                     tempo la linea di costa rimanendo «stinti» per l'azione della luce solare.

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