Page 2 - Bombace_2017
P. 2
MIGRAZIONI, TONNARE, COMPORTAMENTI DEL TONNO ATLANTO-
MEDITERRANEO ED OCEANOGRAFIA
Introduzione
Nell’antichità, il popolo che per primo utilizzò attrezzi per la cattura di gruppi di tonni fu quello dei
Fenici. Questi usavano la parola thon o than per designare grandi animali acquatici. Il nome dell’animale
deriva dal greco “ tunein” che significa muoversi con impeto. Da qui il nome greco tunnos e latino
thynnus. La radice sanscrita “dhun” significa slanciarsi. Il nome scientifico è Thunnus thynnus, mentre
il nome comune italiano è tonno rosso, in riferimento alla carne di questo animale, ben irrorata di
sangue attraverso una fitta rete di capillari. Un tonno rosso può percorrere da 70 ad 80 km al giorno, ad
una velocità media che va da 6 km/h fino a 30 km/h nella corsa, sotto l’assillo riproduttivo (Lutcavage
et al., 2000). Il tonno ha capacità di termoregolazione e di mantenimento del calore, essenziale per la
sua muscolatura, grazie ad un sistema interno di scambio di calore. Questo sistema morfo-anatomico e
funzionale è chiamato “rete mirabile”. La temperatura interna di questo animale è di 8-10 °C superiore a
quella esterna. Infine, la vescica natatoria a sviluppo estensivo consente al tonno importanti migrazioni
verticali (Korsmeyer e Dewar, 2001). L’area di distribuzione della specie comprende le acque intertropicali
e quelle temperate settentrionali dell’Oceano Atlantico. Praticamente dalle Lofoten (costa Ovest della
Norvegia fino all’equatore e dal mare delle Antille fino alla Nuova Scozia. Entra in Mediterraneo e mari
adiacenti per la riproduzione e ne esce dopo la fase riproduttiva. La sua tolleranza termica va da 4-5
a 28-29 °C. Per i giovani, il grado di tolleranza sembra sia inferiore, cioè fino a 24-25 °C. Si sposta in
branchi, numerosi in primavera, navigando negli strati superficiali d’acqua (0-20 m), ma, allorquando
sopraggiunge l’inverno s’immerge in profondità per raggiungere gli strati d’acqua più caldi che quelli
di superficie (Lutcavage et al., 2000; Block et al., 2001). Questi strati non possono essere che quelli dati
dalle acque levantine, come avremo modo di spiegare in seguito. Aristotele chiamò i tonni dromadi,
cioè corridori. In riferimento al colore blu delle pinne dorsali, della seconda dorsale in particolare, gli
anglosassoni chiamano il tonno rosso bluefin tuna. Ciò serve anche a distinguerlo dallo yellowfin tuna
(Thunnus albacares) che è il tonno a pinna gialla del Centro Sud degli oceani Atlantico, Pacifico ed Indiano.
Questa specie costituisce la materia prima prevalente che lavorano oggi le nostre industrie conserviere
e che noi consumatori compriamo scongelato in pescheria, spacciato per tonno rosso. In realtà sotto la
denominazione di bluefin tuna, la FAO comprende 3 specie e cioè il tonno rosso del Pacifico (Thunnus
orientalis), il tonno rosso del Sud degli oceani Atlantico, Pacifico ed Indiano (Thunnus maccoji) ed infine
il tonno rosso atlanto-mediterraneo (Thunnus thynnus). I giovanili, nati in Mediterraneo stazionano in
questo mare per almeno tre classi di età e permangono nelle nostre acque (fino a taglie attorno al m 1,30
e peso attorno a 80-100 kg). Sono i tonni che compaiono nell’Adriatico centro-orientale nei mesi estivo-
autunnali e che vengono catturati in vari modi, come ad es. le “palandare” (reti ad imbrocco) o le tratte
o sciabiche da terra (tonnarelle), una volta localizzate lungo le coste, triestina, istriana e croata (Volpi
Lisjak, 1996). Oggi vengono anche catturati con reti
a circuizione e portati alle gabbie da ingrasso che si
trovano posizionate tra le isole croate. Questa specie
ittica ha acquisito e mantiene una enorme importanza
socio-economica, culturale e scientifica, dai tempi
più antichi fino ad oggi. Tutti i popoli mediterranei
hanno potuto beneficiare dei vantaggi economici
che la pesca grandiosa di questo animale ha loro
procurato nel tempo. La caratteristica delle carovane
di tonni (Fig. 1), costituite un tempo da migliaia
Fig. 1 – Carovana di tonni in migrazione.
s.i.b.m. 71/2017 59