Page 6 - Bombace_2017
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all’interno che ben possono corrispondere alle camere esistenti nel corpo o isola della tonnara, sia a
            levante che a ponente della bocca di entrata o foratico (Figg. 3, 4). Ci sono infine le porte tra una camera
            e l’altra che, nella tonnara odierna, altro non sono che delle reti che trasversalmente chiudono o aprono
            le camere (Fig. 5). Tali reti-porte, vengono fatte cadere o vengono sollevate dall’alto, mediante bretelle,
            quindi chiudendo o aprendo le camere stesse, a somiglianza di un telone da teatro sollevato o calato
            dall’alto. Va detto che le diverse camere servivano a suddividere il gregge di tonni entrato nel corpo
            dell’isola della tonnara, al fine di poter gestire una massa di animali da uccidere che, di natura ombrosi,
            possono diventare furiosi se spaventati e sfondare le reti, fuggendo. Questo significava perdere l’annata
            di pesca e, specie negli anni più vicini a noi, quando il tonno cominciava a scarseggiare, significava il
            disastro economico. Questo fenomeno della fuga dei tonni spaventati, a noi ricercatori è capitato di
            osservarlo direttamente, allorquando un semplice squaletto, tipo verdesca (Prionace glauca) o pesce
            volpe (Alopias vulpinus) s’insinuava nel branco di tonni in entrata. Succedeva allora che il terrore
            improvvisamente s’impossessasse dei tonni ed essi diventassero come dei bufali inferociti, aprendosi un
            varco nelle pareti di reti, ferendosi il muso e la testa e tra di loro, mentre prima sembravano degli agnelli
            mansueti che la semplice ombra della parete di una rete bastava ad incanalare. Nel passo di Oppiano si
            parla anche di strade. Ciò evoca il percorso cui costringe il pedale della tonnara, pedale che altro non è
            che la rete di sbarramento che parte dalla costa ed arriva all’isola della tonnara, a lato del foratico. Infine,
            c’è una notazione di carattere demografico che tratteggia tre classi di età nel branco di tonni entrato in
            tonnara. Il meno che si può dire è che questo passo è di una modernità straordinaria pur riferendosi a
            qualcosa di almeno 2.000 anni fa. Comunque, per la storia, la tonnara vera e propria compare in epoca
            bizantina a partire dal VII sec. d.C. Gli Arabi e soprattutto i Normanni, svilupparono successivamente
            la pesca con impianti fissi. Già nel XV sec. si contavano in Sicilia più di 40 tonnare. Ritornando ai Fenici,
            già nell’anno 1000 a.C. combinavano reti di sbarramento e reti di accerchiamento per costruire le loro
            primigenie tonnare. Tuttavia, storicamente, si può parlare di tonnara vera e propria quando l’ultima
            camera di ponente dell’Isola della tonnara viene trasformata in camera della morte con l’introduzione
            della culica o saccoleva che è la grande rete di fibra (sisal, cocco od altro) a maglia fitta che, in fase di riposo
            è adagiata sul fondo della camera della morte, ma con i lembi tirati da bretelle arroccate sulle barche
            (mociare ai lati e palascarmo in testa) che formano la cosiddetta “incastellatura”. Giunto il momento
            della mattanza, al segnale del rais che grida “livàti, livàti”, cioè sollevate la culica, i tonnaroti, al ritmo di
                                                                             un motivo cadenzato (“cialoma”),
                                                                             che consente il coordinamento
                                                                             degli sforzi, iniziano il lavoro
                                                                             di sollevamento dal fondo della
                                                                             camera della morte della pesante
                                                                             rete, mentre i tonni, sempre più
                                                                             ristretti di spazio e di volume
                                                                             d’acqua,  si  scontrano  tra  loro,
                                                                             vengono  man  mano  arpionati  e
                                                                             portati a murata della rete e, feriti
                                                                             e sanguinanti gettati nel vascello
                                                                             grande di testa (palascarmo),
                                                                             per essere trasportati subito a
                                                                             terra, nei locali di lavorazione
                                                                             del pescato, a mattanza terminata
            Fig. 6 – Mattanza; si noti la formazione ad incastellatura delle barche per il   (Fig. 6). Il canto o “cialoma” dei
            sollevamento della pesante rete della camera della morte (“culica”). Questa rete   tonnaroti, quando lentamente ed
            rimane adagiata sul fondo quando non ci sono tonni prigionieri.


            s.i.b.m. 71/2017                                                                               63
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