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montuosi e soprattutto nella Pianura Padana, dove risulta estinta in pianura e ormai
            molto rara e localizzata in zone collinari e pedemontane.
            In tempi storici l’areale di nidificazione era verosimilmente più ampio di quello at-
            tuale, in particolare nelle regioni settentrionali, dove diffusione e consistenza si sono
            progressivamente contratte a partire dalla metà del XX secolo. Considerata da Salva-
            dori (1872) nidificante in ogni parte d’Italia, ma più abbondante in Piemonte, Sicilia
            e Sardegna. Giglioli (1907) la riteneva specie estiva e nidificante, generalmente spar-
            sa ma non è ovunque comune e specialmente abbondante in estate sulle isole. Per
            Arrigoni degli Oddi (1929) era estiva e nidificante, più copiosa nelle province meri-
            dionali e nelle Isole, discretamente nelle centrali, scarsa o localmente rara nell’intera
            Valle Padana, mentre Lanius s. badius era ritenuta la forma presente in Sardegna e
            Corsica. In Lombardia attorno alla metà del XIX secolo risultava comunissima nelle
            zone collinari e molto scarsa in pianura (Bettoni, 1856-1868). In Trentino risultava
            molto rara come nidificante nel XIX secolo, ma nessun indizio di riproduzione rile-
            vato dagli anni ‘80, con osservazione di un ind. in primavera negli anni 1970 presso
            Fornace (Pedrini et al., 2005).
            Nidifica in zone aperte pianeggianti e collinari, secche e soleggiate, cespugliate e al-
            berate, incolte, coltivate in maniera tradizionale od a pascolo; localmente in olive-
            ti, margini di frutteti e vigneti, macchia mediterranea, parchi, giardini urbani e su-
            burbani. Nella Pianura Padana sino a qualche decina di anni fa l’habitat elettivo era
            composto da zone di campagna variamente strutturate, con alberi spaziati, superfici
            aperte con vegetazione bassa e filari di Morus sp. pl. e Acer campestre, coltivati a
            capitozza, utilizzati come tutori nel sostenere filari di vite prima della scomparsa dei
            vigneti tradizionali. Maggiormente diffusa fino a 600-800 metri con presenze scarse
            e localizzate fino a 1000-1200, con max. di 1800 metri in Sicilia sull’Etna (Iapichi-
            no & Massa, 1989).
            Si riproduce a coppie sparse o isolate, dimostrando una spiccata fedeltà al sito ripro-
            duttivo. Localmente condivide l’habitat riproduttivo con Lanius collurio.
            A livello di tutela internazionale, la specie è inserita nell’Allegato II della Conven-
            zione di Berna. E’ classificata da BirdLife International (2004) come SPEC 2 (specie
            con status di conservazione sfavorevole e popolazione concentrata in Europa). Nella
            versione più recente della Lista Rossa degli Uccelli nidificanti in Italia è considera-
            ta specie “In Pericolo” (Peronace et al., 2012), con un cattivo stato di conservazione
            (Gustin et al., 2010).

                                      MATERIALI E METODI
            La ricerca bibliografica delle informazioni storiche e recenti sulla distribuzione e
            consistenza delle popolazioni italiane si è avvalsa della Banca Dati Ornitologica,
            versione 1900-2015 (Brichetti, 2015). Si sono inoltre consultati gli Atlanti degli uc-
            celli nidificanti pubblicati a livello nazionale e locale, liste faunistiche e resoconti
            ornitologici nazionali e regionali, integrati con informazioni inedite avute da colla-
            boratori. In totale si sono consultati 245 lavori, pubblicati tra la fine del XIX secolo




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