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Nel 1980 il flusso di pescato verso i mercati era già notevole e destinato ad

               aumentare.  Di  conseguenza,  il  valore  economico  del  pesce  diminuì  in  funzione
               delle abbondanti quantità disponibili, innescando così un circolo vizioso che si è

               protratto  fino  ai  giorni  nostri:  la  diminuzione  del  prezzo  di  mercato,  infatti,
               corrispose ad una diminuzione dei profitti, fatto che stimolò le aziende della pesca

               ad intensificare le catture. Si innescò in questo modo una reazione a catena che è
               andata,  nel  tempo,  ad  esercitare  una  forte  pressione  sugli  stock  finendo  per

               minare la salute dell’ecosistema . Da qualche anno, ormai, le quantità di pesce
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               disponibile sono cominciate a diminuire in tutti i mari.
               La  pesca  al  tonno  ha  subito  il  medesimo  percorso  con  un  notevole  aumento  di

               imbarcazioni sia con rete a circuizione che con palamite, la pressione sugli stock li
               ha  resi  sempre  più  vulnerabili,  ma  anche  il  calo  di  redditività  dovuto

               all’abbondanza degli stessi sul mercato, continua a compromettere il settore. Ciò
               si  traduce  nella  disoccupazione  dei  pescatori  e  le  nazioni  stanno  tentando  di

               arginarla,  da  anni  ormai,  con  finanziamenti  che,  secondo  gli  esperti,  vanno  a

               peggiorare  ulteriormente  la  situazione.  Nel  2003  il  totale  dei  finanziamenti
               governativi mondiali verso i pescatori è stato di 50 miliardi di dollari americani,

               utilizzati  per  il  15-30%  nell’acquisto  di  carburante,  mentre  il  restante  è  stato
               distribuito  sotto forma  di  esenzioni  fiscali,  sussidi  di  disoccupazione,  accordi  di

               accesso ad acque straniere e prestiti a tasso agevolato per la costruzione di navi
               nuove o la dismissione delle vecchie. «Tali misure sembrano giustificate per i loro

               obbiettivi  di  welfare  ma  tendono  ad  avere  effetto  opposto  sulle  riserve,  perché
               solitamente incoraggiano i pescatori a rimanere nel settore invece di diversificare,

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               ad esempio, permettendo loro di comprare battelli più efficienti» . La comunità
               europea ha tentato di introdurre aiuti finanziari con l’intento di ridurre la capacità

               di pesca ma secondo l’ECA (Corte Europea degli Auditori) la flotta europea tra il

               1992 il 2008 (considerando l’innovazione tecnologica) ha aumentato la capacità di
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               pesca del 14% .

                      Molti  paesi  del  terzo  mondo  vendono  i  propri  diritti  di  pesca  alle  flotte


               71  «Uno  stock  ittico  (o  semplicemente  stock)  è  una  subpopolazione  di  una  specie  (pesce  o  invertebrato)
               soggetto   a   pesca   commerciale.   È   l'unità   di   base   della   biologia   della   pesca»
               http://it.wikipedia.org/wiki/Stock_ittico
               72   D.  Piselli  «INTERVISTA  A  DANIEL  PAULY  (PARTE  II).»  Greening  USiena.  18  Dicembre  2012.
               http://greeningusiena.org/2012/12/18/intervista-a-daniel-pauly-ii/
               73  D.  Piselli  «RIFORMARE  I  SUSSIDI  EUROPEI  ALLA  PESCA.»  Greening  USiena.  13  Settembre  2013.
               http://greeningusiena.org/2013/09/13/riformare-i-sussidi-europei-alla-pesca/
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