Page 5 - La_Sicilia_delle_tonnare
P. 5
Mannina. Il costo, 40 onze. Indi, la proprietà passo a sua figlia Bartolomea, che la portò in dote a Giovanni
Sanclemente, il quale, nel 1468, stipulò la concessione perpetua del bene da parte dell’allora Viceré di
Sicilia, Lope III Ximénez de Urrea y de Bardaixi, con il privilegio di modificarlo a suo piacimento. Suo
figlio Simone Sanclemente, tra l’altro I barone di Inici, ottenne la conferma da Toledo, nel 1502, dell’atto,
stipulato dal padre, sempre con privilegio. La famiglia Sanclemente ebbe il merito di effettuare
ristrutturazioni ed ampliamenti della Tonnara di Scopello, potenziandola e mettendola in condizione di
lavorare a pieno regime.
Nel gioco dei passaggi ereditari, la tonnara, molto tempo dopo, giunse nelle mani di Allegranza
Fardella, dei baroni di Fontanasalsa, la cui figlia, Francesca, non avendo discendenza, con il testamento del
1597, donò la proprietà della fruttuosa struttura, per due terzi al Collegio dei Gesuiti ed un terzo al
Monastero del SS. Rosario di Trapani. Per diversi decenni la Compagnia di Gesù amministrò lo
stabilimento, fino al 1767, quando il re Ferdinando III di Borbone, su invito del suo Segretario di Stato,
Bernardo Tanucci, soppresse la congregazione religiosa in Sicilia. La tonnara di Scopello, perciò, rientrò nei
possedimenti del Demanio Reale. Ciononostante, nel 1805, l’ordine dei Gesuiti, fu riabilitato in Sicilia,
recuperando tutte le proprietà precedenti al 1767, tra cui anche della tonnara trapanese.
Tuttavia, i beni e le proprietà dei Gesuiti tornarono nel demanio statale con l’arrivo Di Giuseppe
Garibaldi che le confiscò (con decreto del 17 giugno 1860). Nel 1874, la tonnara di Scopello fu acquistata
(in gran parte) da Ignazio Florio. Tra il 1896 ed il 1905, il pescato medio annuo della tonnara variava dai
2480 ai 1043 quintali. Tra il 1961 ed il 1970, la media scese, attestandosi sui 600-800 quintali annuali. La
sua attività cesso verso la fine del Novecento.
La Tonnara, da piccola a grande
Se la costruzione della tonnara risale al XIII secolo, e fu di non grandi dimensioni, i lavori successivi
di adattamento ed ampliamento della sua struttura furono numerosi e significativi.
Si inizia dal 1468, quando l'aristocratico trapanese, Giovanni Sanclemente, divenuto il proprietario
effettivo della tonnara, diede vita a numerosi cambiamenti. Quasi tutti gli edifici dell’attuale tonnara
risalgono al periodo dei Sanclermente. Le costruzioni, aggiuntesi al piccolo nucleo originale, comportarono
un forte impulso per l’attività della tonnara.
Anche nel periodo di possesso della Compagnia di Gesù (e del Monastero del SS. Rosario), furono
apportati miglioramenti essenziali all’azienda. Furono costruiti, o trasformati, sia i magazzini, che servivano
per il ricovero delle barche, sia un edificio atto al riposo dei pescatori. Naturalmente è a questo periodo che
si fa riferimento per la costruzione della chiesetta barocca, oggi presente in loco.
Acquisita in parte la tonnara da Ignazio Florio, l’azienda fu ottimizzata con rifacimenti funzionali. Alla
famiglia Florio di deve, in particolare, la sopraelevazione di uno degli edifici, ove collocarvi
l’amministrazione del complesso.
La tonnarella denominata "dell'Uzzo" era una piccola tonnara, complementare a quella di Scopello.
Posta più distante – oggi si trova nel comune limitrofo di San Vito Lo Capo - essa aveva come compito
principale quello di ospitare i pescatori nel periodo “alternativo” di pesca.
La tonnarella iniziava a funzionare al termine del periodo di pesca principale dei tonni. Essa, infatti,
si occupava, essenzialmente, del generico pescato: oltre a qualche piccolo tonno anche i diversi tipi di pesce
di misura inferiore. Insieme alla tonnara più grande di Scopello, la tonnarella "dell'Uzzo" costituiva
sostanzialmente un unico complesso, anche se distanti tra loro.