Page 4 - Lentini_mattanza
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intendersi più come quota per il vitto che non come regalìa, dal momento che ve-
niva pagata giornalmente ai /aratici, ai maestri di mare e ai muxiari. L'unico ton-
naroto che veniva pagato per ogni giornata lavorativa effettivamente prestata, era
il capo maestro di baglio, ovvero chi curava e badava ai magazzini e agli edifi;i
del baglio stesso. Un altro titolo remunerativo, forse l'unico assimilabile al sa-
lario, era il giornaliero, indicato anche come dippiù. Concesso solo ai rajsi, sotto-
padroni, capiguardie e marina;, solo per 2/3 libero, cioè franco e interamente go-
dibile, tale giornaliero era, per il resto, schiavo dei pesi e gravizie di remota ori-
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gine che incombevano sulla tonnara e ). Per esempio, oltre la polizza dell'Esat-
tore di Palermo, dal pescato occorreva dedurre la decima per il Convento della
Consolazione e di S. Francesco di Paola, nonché il censo dovuto ai PP. di S. Mar-
tino. Ebbene, anche questo giornaliero schiavo andava scontato sul tonno per cui
con un simile sistema retributivo, quello che il gabellato concedeva in denaro,
il tonnaroto perdeva in parti di pescato e viceversa.
Un'altra voce era costituita dalla ragione d'impiano di cui usufruivano solo
sottopadroni, capiguardie e marina; e che veniva pagata in denaro alla fine della
stagione. Altro non era se non la ramunerazione a fronte dell'impianto e delb
messa in funzione della tonnara. Si pagavano infine, 3 tarl ciascuno per ragione
di strappo e sego probabilmente a fronte delle spese sostenute per procacciarsi il
grasso animale per l'illuminazione, anch'esso da scontare sulla quota-parte. Per-
tanto se prendiamo come riferimento il giontaliero francn che per altro veniv·•
pagato a 22 lavoranti su 43, questo non superava i 25 grani. Soltanto i rajsi frui-
vano di un giornaliero interamente franco di 45 grani; per la maggioranza, quindi.
ciò voleva dire essere ancora ai limiti della sussistenza minima.
Se passiamo ora in rassegna la retribuzione in parti, si noterà anche quì
una complessa e macchinosa suddivisione che certamente giovava al gabellato.
Sicché a fine pesca, il 10% del tonno, sia in fresco che in salato e il 10% del
lattume di tonno, nonché il 12% dello scamale, al netto di pesi e gravizie, veniva
suddiviso in 37 parti, secondo la valontà del gabellato, cioè nel modo che si è vi-
sto poc'anzi, nel pieno rispetto di quella gerarchia, canonizzata dalla tradizione e
dagli usi. Non si dimentichi per altro che il sistema delle parti era già di per sé
discriminante perché escludeva muxiari, /aratici, palascarmiere, garzoni e capo
maestro di baglio. A questa prima divisione ne seguiva un'altra, ovvero 1/3 dei
bavili e dei seccumi andava ripartito ancora tra gli stessi rajsi, sottopadroni, capi-
guardie, marinaj e maestri di mare, sempre nelle quote prefissate. Separatamente,
p~i, avveniva?o ulter~ori .rega~ie e concessioni per i sottopadroni, per ogni tonn"
d1 ~eso supen?re a 7~ qumtah. In sostanza, i meno avvantaggiati, risultavano tutti
que1 tonn.aro.tl esclusi dalla retribuzione in parti. Costoro dovevano contentarsi,
dopo mest dt duro lavoro, di percentuali di scorcille, scanfazzi e tonnina immon-
dezza.
Un dato va debitamente sottolineato e cioè che contrapporre la figura del
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