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Quantificazione degli effetti della protezione sul benthos di substrato duro  365

ancora piuttosto scarsi (Sale et al., 2005; Guidetti, 2004). La maggior parte delle
informazioni è disponibile per la fauna ittica, mentre per il benthos i dati sono
quasi inesistenti. La complessiva mancanza di evidenze di protezione osservate
sia in Mediterraneo (Benedetti-Cecchi et al., 2003; Fraschetti et al., 2002, 2005;
Ceccherelli et al., 2005) che in aree extra-mediterranee (Sale et al., 2005) è cer-
tamente legata ad una generale mancanza di conoscenze relativamente ad aspetti
cruciali della biologia e dell’ecologia della maggior parte degli organismi (ciclo
vitale e potenzialità di dispersione, vulnerabilità e resilienza) (Shanks et al., 2004).
Questo aspetto limita la possibilità di identificare principi ecologici per l’istitu-
zione di AMP, di impostare adeguati programmi di monitoraggio e di utilizzare
disegni sperimentali in grado di quantificare in modo appropriato gli effetti della
protezione. È tuttavia necessario aggiungere che il mancato rispetto delle restri-
zioni, denunciato in più occasioni per la maggior parte delle AMP, rende difficile
giustificare ricerche atte a quantificare differenze potenziali fra località protette e
località di controllo.

    I dati di questo studio sono stati raccolti nell’ambito del progetto Afrodite-
Venere, ideato dall’ICRAM e realizzato dal CoNISMa. Esso è, di fatto, il primo
programma coordinato di ricerca sulle AMP, condotto ad ampia scala spaziale, sia
in area mediterranea che extra-mediterranea. Tra i molteplici scopi, il progetto ha
avuto anche quello di valutare i possibili effetti della protezione sui popolamenti
bentonici di fondo duro (frangia infralitorale e infralitorale medio a circa 5 m di
profondità) delle zone A (esclusione totale di attività antropiche) rispetto a loca-
lità di controllo con un disegno sperimentale strutturato e replicato in 15 AMP.
I risultati, seppur preliminari, vengono presentati in questa sede sotto forma di
pubblicazione di sintesi per illustrare l’approccio utilizzato nell’ambito di Afrodite
nello studio delle AMP italiane e i risultati generali. Si rimanda a singole pub-
blicazioni inerenti il progetto stesso (Greco et al., 2004; Ceccherelli et al., 2005;
Fraschetti et al., 2005; Terlizzi et al., 2005) per maggiori dettagli riguardanti il
disegno sperimentale e le procedure analitiche utilizzate.

Materiali e metodi

Aree Marine Protette e habitat campionati
    Le 15 AMP sono elencate in Tab. 1. Esse variano per dimensioni, esposizione,

anno di istituzione, localizzazione geografica e distanza da centri più o meno
urbanizzati. Nella maggior parte dei casi, le AMP si trovano in aree con spic-
cata vocazione turistica, ma in contesti socioeconomici molto diversi fra loro. In
ciascuna AMP sono stati campionati due habitat di substrato roccioso: frangia
infralitorale (spesso caratterizzata dalla presenza dell’alga bruna Cystoseira spp.)
e infralitorale medio (a circa 5 metri di profondità). Questi due popolamenti sono
stati selezionati sia perché comuni a tutte le AMP, sia in base alla loro accessibi-
lità che li rende potenzialmente suscettibili ad una varietà di impatti (e.g. tram-
pling, raccolta di organismi, frequentazione turistica) (Milazzo et al., 2004).

Disegno sperimentale e procedure di analisi dei dati
    Per ciascuna delle 15 AMP il campionamento è stato replicato in quattro date

(maggio e settembre 2002, maggio e settembre 2003).
    Nelle AMP di Portofino, Cinque Terre, Tavolara-Capo Coda Cavallo, Capo

Carbonara, Isola di Ventotene, Isole Ciclopi, Isole Egadi, Isola di Ustica, Isole
Tremiti, Miramare è presente un’unica località sotto regime di tutela integrale
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