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238                       X. 9. La musica di tradizione orale




                                                       mando di trizza a scògghiri (treccia
                                                       a sciogliere), fino a tornare alla po-
                                                       sizione iniziale. L’accompagna-
                                                       mento strumentale è attualmente
                                                       offerto da un’orchestrina composta
                                                       da flauto di canna, fisarmonica, chi-
                                                       tarra, scacciapensieri e tamburello,
                                                       mentre le danzatrici ritmano i movi-
                                                       menti scuotendo dei cerchietti (cfr.
                                                       Bonanzinga dvd.2011: traccia 5).
            Fig. X.70. Casteltermini 1993. Danza armata del Ta-  Se l’intreccio multicolore delle
            taratà [foto di S. Bonanzinga]
                                                       cordelle è stato in passato anche
            un modo di propiziare la fertilità degli uomini e delle messi, la più significativa
            permanenza di un ballo esplicitamente associato a una dimensione rituale si trova
            nel paese di Casteltèrmini (AG). In occasione della festa della Santa Croce – cul-
            minante nella penultima domenica di maggio – si esegue difatti il Tataratà: una
            spettacolare danza armata in cui otto coppie di contendenti abbigliati alla “moresca”
            (tunica bianca e capo inghirlandato), duellano con “spade” rette da entrambe le
            mani al ritmo del tamburo.
               Le spade – oggi ricavate da molle di saracinesca opportunamente sagomate – ven-
            gono inoltre battute l’una contro l’altra da ogni danzatore, determinando un notevole
            effetto di intensificazione ritmica. Alla danza assiste una “corte” composta dal Re,
            da due Ministri e da due Dottori, sempre abbigliati in costumi moreschi. La denomi-
            nazione Tataratà risulta per onomatopea dal fondamentale modulo ritmico scandito
            dal tamburo (cfr. Bonanzinga cd.1996: traccia 21 e dvd.2001: traccia 8). Aspetto ca-
            ratterizzante della festa sono i cortei dei quattro “ceti” – gli schetti (celibi), i picurara
            (pastori), i bburgisi (contadini benestanti) e la maestranza (artigiani) – che percorrono
            più volte le strade del paese, a piedi e a cavallo, dal venerdì alla domenica. Fino alla
            fine del secolo scorso esisteva anche il ceto degli spatulatura (scotolatori di lino),
            che partecipava alle celebrazioni eseguendo il Tataratà. L’attuale gruppo di danzatori
            e figuranti è oggi invece composto da giovani del paese che vengono spesso chiamati
            a esibirsi anche all’estero. La coreografia del ballo, pur mantenendosi abbastanza
            aderente al modello tradizionale, è stata modificata specialmente attraverso l’intro-
            duzione di assoli che ne esasperano gli aspetti più marcatamente ginnici e marziali.
            Diversi elementi – il colore bianco delle vesti, le ghirlande floreali che incoronano il
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