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L’azoto appare in molti casi essere il più importante fattore limitante della
produttività primaria (Thomas, 1969; Ryther e Dunstan, 1971; Sakshaugh e
Myklestad, 1973; Smayda, 1974; Gargas, 1975; Goldman, 1976). In
relazione alla velocità con cui l’azoto viene riciclato, gli ambienti costieri
possono presentare una produttività primaria intensa e soggetta a bloom
esplosivi. Inoltre, la bassa profondità dell’acqua degli ambienti costieri
permette al benthos di giocare un ruolo importante nel riciclo dei nutrienti,
sopperendo così alla richiesta di azoto da parte dei consumatori primari
planctonici (Lancelot e Billen, 1984). Le proporzioni in cui carbonio e azoto
vengono incorporati dai produttori primari nei loro composti organici
costituisce il fattore determinante per il riciclo di entrambi gli elementi.

   La produzione primaria è associata alla produzione da parte di
fanerogame e alghe superiori, mentre se si considera lo strato superficiale
dei sedimenti si deve necessariamente prendere in esame il microfitobentos.

   La materia organica da fanerogame (come Posidonia oceanica, [Delille] e
Cymodocea nodosa [Uchria]) ed in particolare la sua frazione detritale, in
seguito a processi di rimescolamento, può rendersi disponibile in termini di
quantità ad libitum per i consumatori in ogni momento dell’anno. Tuttavia, la
materia organica che prende origine dal comparto delle fanerogame è
costituita da materiale altamente refrattario (Mann 1988).

   Poche macrofite acquatiche sono utilizzate dai consumatori (Odum & de la
Cruz,1967; Mann,1972; Fisher & Likens,1973; Dickinson & Pugh,1974).
Queste piante tendono ad avere un alto contenuto di materiale fibroso, come
la lignina e la cellulosa o un basso contenuto di azoto, pertanto di scarso
valore energetico per gli animali. L’intervento da parte dei batteri, consente la
trasformazione del materiale detritale in particelle molto piccole tali da
formare un substrato disponibile per la colonizzazione. La morte e la
decomposizione del materiale vegetale, causa una rapida perdita di materia
organica solubile (Kaushik &Hynes, 1971; Wetzel & Manny, 1972; Harrison &
Mann, 1975; McDowell & Fisher, 1976). Le piante marine in vita producono
anche materia organica disciolta in grande o in bassa quantità dipendendo
da variabili come la concentrazione di nutrienti (Sirburth, 1969; Gallagher et

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