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X. 9. La musica di tradizione orale          189




            9. La musica di tradizione orale


            9.1. Premessa
               Fino ai primi anni Sessanta del Novecento le attività produttive e gli stili di vita
            mantengono in Sicilia caratteri peculiari rimasti immutati per secoli. Canti e musiche
            scandiscono il tempo del lavoro, della festa e della vita domestica, secondo modalità
            analoghe a quanto attestato nei secoli precedenti. I contadini cantano mentre mietono
            a mano il frumento nelle lunghe giornate estive e poi lo trebbiano sull’aia con l’aiuto
            degli animali. I pescatori cantano per ritmare il sollevamento delle reti o altre opera-
            zioni che richiedono movimenti sincronizzati (manovre ai cavi, agli argani, alle vele
            ecc.). I raccoglitori di sale marino cantano per tenere il conto delle ceste trasportate,
            esercitando in questo modo anche un controllo sulla quantità del prodotto, dato che
            il lavoro si usa retribuire a cottimo. I carrettieri cantano per scacciare la noia durante
            i lunghi tragitti destinati al trasporto delle merci e si sfidano in gare di canto quando
            sostano nei fondaci per rifocillarsi e far riposare gli animali da tiro. I pastori suonano
            zampogne e flauti di canna mentre sorvegliano il bestiame al pascolo. Le notizie ven-
            gono diffuse a suon di tamburo dai banditori municipali e i venditori modulano par-
            ticolari “grida” per reclamizzare la propria merce. Cantori e suonatori più o meno
            specializzati animano i contesti festivi eseguendo canzo ni e musiche adatte a ogni
            circostanza (feste familiari, cerimonie del Carnevale, novene, proces sioni e altre pra-
            tiche devozionali). I cantastorie girano le piazze cantando vicende che riflettono l’at-
            tualità politico-sociale illustrate su grandi cartelloni dipinti a riquadri. I bambini
            apprendono i primi rudimenti del linguaggio ripetendo rime e filastrocche. Le madri
            cullano i figli al canto delle ninnananne e lamentano i morti con meste cantilene tra-
            mandate da generazioni.
               Questo ampio repertorio poetico-musicale si articola in forme, generi e tematiche
            che variano secondo i contesti e le funzioni che di volta in volta il canto è chiamato
            ad assolvere. Analogamente variano le inflessioni melodiche, le tecniche e i modi
            d’esecuzione, che rinviano a prassi consolidate nel corso dell’intricata storia della Si-
            cilia, «dove si sono succedute civiltà dalle tipiche manifestazioni musicali, ove il po-
            polo ascoltò il nomos greco, l’inno bizantino, il maqam arabo, la can zone cortese dei
            Trovatori, il Lied dei Minnesänger, fino alla opulenta polifonia cinque-secentesca!»
            (Tiby 1957: 23).
               Nei primi anni Cinquanta del secolo scorso anche le tradizioni musicali siciliane
            iniziano a essere rilevate attraverso registrazioni su nastro magnetico. I ricercatori attivi
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